Orestea (una commedia organica?)

Teatro

da Eschilo - regia di Romeo Castellucci
O R E S T E A (una commedia organica?)
da Eschilo
di Romeo Castellucci
Musica: Scott Gibbons
Debutto: 1995 Ripresa: 2015

Persone del dramma:
Coniglio Corifeo   Simone Toni
Agamennone      Loris Comandini \ Fabio Spadoni
Clitennestra       Marika Pugliatti
Cassandra         NicoNote
Egisto               Georgios Tsiantoulas
Oreste              Marcus Fassl
Pilade               Antoine Marchand
Elettra              Carla Giacchella
Apollo               Giuseppe Farruggia
Pizia                 NicoNote
Atena               Carla Giacchella

Assistente alla creazione luci: Marco Giusti
Collaborazione alla scenografia: Massimiliano Scuto
Capo macchinista: Massimiliano Peyrone
Direzione di scena: Lorenzo Martinelli
Assistenza alla regia: Maria Vittoria Bellingeri
Macchinista: Stefano Mazzola
Tecnico del suono: Matteo Braglia
Tecnico delle luci: Danilo Quattrociocchi
Automazioni: Giovanna Amoroso, Istvan Zimmermann
Attrezzeria: Vito Matera
Realizzazione costumi: Chiara Bocchini e Carmen Castellucci
Produzione: Benedetta Briglia
Direzione tecnica: Eugenio Resta, Gionni Gardini

Con la collaborazione del “Parco Faunistico Zoo delle star” di Daniel Berquiny
Si ringrazia per la collaborazione Centro Protesi INAIL, Vigorso di Budrio e ANMIL

Produzione esecutiva: Socìetas Raffaello Sanzio
In co-produzione con: Odéon-Théâtre de l’Europe ; Festival d’Automne à Paris; MC2 Grenoble ; Célestins - Théâtre de Lyon, Théâtre Nouvelle Génération - Centre dramatique national de Lyon ; La rose des vents – Scène nationale Lille Métropole à Villeneuve d’Ascq ; Maillon Théâtre de Strasbourg / Scène Européenne ; Romaeuropa Festival ; TNT – Théâtre national de Toulouse Midi-Pyrénées ; Théâtre Garonne – scène européenne – Toulouse
dal 19/05/2016 al 21/05/2016 ore 20.00
Rifare uno spettacolo dopo tanti anni non è una buona idea. Ma il fatto è questo: io non lo rifaccio affatto; lo trovo in terra, lo raccolgo come un oggetto ignoto, fatto e gettato da un uomo sconosciuto, una vita fa. Mi rendo conto che di fronte a questo titolo, paradigmatico per la Teoria del Tragico, sono costretto a riformulare alcuni pensieri, forse più utili a titolo personale. Eccoli. Il teatro antico e moderno che rispetto è disumano nei suoi tratti fondamentali e nel suo pessimismo antropologico. La potenza a cui fa ricorso questo tipo di teatro è quella deformante del mito che, come una macchina che esce dallo spirito, mette in scena la disfunzione dell'essere in un quadro umano di rovina artificiale. Lo spettatore è però in grado di affrontare il peggio - e il peggio, nella Tragedia, è sempre ancora a venire. L’indicibile orrore prende forma con glaciale bellezza, e parla di me, spettatore. Il teatro greco rappresenta la scena dell’errore. È sempre il luogo sbagliato. Ma allora qual è l'origine del suo canto che tocca così profondamente il mio dolore e quello della specie umana? E perché le due cose mi sembrano confuse, prese dai capi opposti della stessa catena morale dell’essere? Che origine hanno queste mie lacrime, ora, prive di contenuto? Il pianto di Clitennestra, che mi appartiene - il pianto di Elettra, che mi appartiene - il dubbio di Oreste, che mi appartiene. Sono sempre io? Questo teatro abbraccia il mito come un’attitudine che deve essere portata a compimento; le sue immagini sono impossibili da accettare senza dubbi, ma sono anche impossibili da ignorare o da dimenticare. E se questo è vero – sostenere lo sguardo su una rappresentazione – sarà come non poter distogliere gli occhi da Medusa.
Romeo Castellucci, 2015
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