In quest’opera incompiuta Arnold Schoenberg (1874-1951) solleva una questione metafisica: come possiamo amare quello che non possiamo immaginare? Mosè ha udito la parola di un nuovo Dio, che lo chiama per liberare gli Israeliti dalla schiavitù dagli Egizi. Mosè crede che questo nuovo Dio sia al di sopra dell’umana comprensione: si deve obbedire alla sua volontà semplicemente perché rappresenta il Vero. Per contro, suo fratello Aronne ha un approccio più pratico: i superstiziosi Israeliti vogliono vedere un segno del favore divino prima di decidere che strada seguire.
L’opera è la drammatizzazione del brutale e insormontabile contrasto tra utopia e realtà, tra ineffabilità dell’ideale e la possibilità di esprimerlo. Aronne rappresenta la bellezza, Mosè la verità.
Romeo Castellucci, uno dei più innovativi registi della scena europea contemporanea, saprà sicuramente mettere in scena i profondi contrasti di questa opera e del suo radicale linguaggio musicale.
(dalla presentazione del Teatro Real)