Verso la specie è una danza che rintraccia l’apparenza delle figure che affiorano alla mente e che il movimento può riprodurre incorporandole. Si assumono tutte le forme che si possono pensare, forme ritenute nella memoria psichica, ma parimenti si realizzano figure di cui non è possibile essere consapevoli, perché si rifanno a un tipo di
memoria genetica profonda, che riguarda l’essere vivente, e che soltanto la fisicità, con la sua specifica memoria, può proporre. Tra una figura e l’altra esiste un passaggio in cui avviene una trasmutazione che può essere definita “trapassante”. Se si pensa a tutti gli intervalli che separano una posizione dall’altra attraverso una transizione, possiamo capire come la
pausa sia un elemento essenziale della struttura ritmica del movimento. Il tentativo è quello di abitare il tempo di passaggio, tra un gesto e l’altro, per vivere completamente la durata del movimento e non con una presenza intermittente. Il tenore dell’intensità di vita appare intatto lungo tutta la durata della danza, con il rischio di un’aritmia, e con un senso di sospensione che è piuttosto una vibrazione tesissima.
Verso la specie è una danza che prende a modello la metrica della
poesia greca arcaica, e, dal punto di vista figurativo, il ritmo dei movimenti dei
cavalli.
Verso la specie
direzione Claudia Castellucci
maestro di ballo Giuseppe Dagostino/Alessandro Bedosti
composizione musicale Stefano Bartolini
produzione Societas
creato a Venezia per Biennale College Danza 2016
in collaborazione con La Biennale di Venezia