Regione natia di un gran numero di registi e cineasti (da Avati a Zurlini per stare in ordine alfabetico, passando per Antonioni, Fellini, senza dimenticare gli sceneggiatori Guerra e Zavattini; e questi sono solo alcuni dei molti nomi), l’Emilia-Romagna è una terra a lungo frequentata dal cinema italiano.
In primo luogo, perché gli autori hanno mantenuto con i luoghi d’origine uno stretto legame che ne ha influenzato la poetica (un caso a parte è Fellini che pur non avendo mai girato un solo metro di pellicola in Emilia-Romagna ha ambientato numerose scene – se non film interi come Amarcord - nella sua Rimini o in regione, come l’ultimo film La voce della luna) e che li ha spinti a tornare sui posti dell’infanzia.
In secondo luogo, perché l’Emilia-Romagna offre una varietà di paesaggi (dalle colline solitarie dell’Appennino alle affollate spiagge della Riviera Romagnola, senza dimenticare le numerose città ricche di arte e storia – a partire dal capoluogo Bolologna - e il frastagliato delta del Po, il più lungo fiume italiano) capaci di offrire i giusti scenari per ogni tipo di vicenda.
La mostra fotografica, costruita con scatti dei maggiori fotografi di ieri e di oggi, vuol rendere conto di questa moltitudine di ambientazioni e varietà di generi, partendo da Ossessione di Luchino Visconti (1943), capostipite del Neorealismo, realizzato tra gli argini del Po e Ferrara, per finire con Ci vuole un fisico di Alessandro Tamburini (2018), commedia girata tra strade e palazzi di una Modena notturna.
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