“La trama delle fiabe giapponesi non ha il lieto fine – a differenza di quelle classiche della nostra tradizione.
Alla fine rimane solo il Vuoto, e il protagonista si ritrova sempre là dove la storia era incominciata.
Dunque non succede nulla? Davvero non è avvenuto nulla? Il Vuoto e il Nulla sono la stessa cosa? Oppure nel Vuoto e nel Nulla, il Vuoto e il Nulla hanno una forma che li caratterizza? Come si fa a vederla?
Occorre stare fermi e ascoltare mentre i lati della stanza si riempiono di immagini luminose che vibrano e passano. Da dove vengono, dove vanno? Davvero non ho visto nulla? Oppure ciò che ho visto prima arricchisce ciò che rimane dopo e quindi il dopo è più ricco di prima?
Abbiamo bisogno della cultura infantile – e di sperimentare una verità più profonda – per vedere ciò che non c’è, per aprirci a un mondo e per aprire un mondo”.
Chiara Guidi ha scelto tre fiabe dell’antica tradizione giapponese e le ha inserite in una rappresentazione che vede i bambini partecipare in prima persona: alcuni sono invitati con lei in scena a eseguire, a terra, un preciso lavoro; altri, seduti in platea, vengono sollecitati, attraverso domande, a un dialogo “filosofico” che intercala i racconti. Tra platea e palco tutti i bambini, dunque, sono dentro lo spettacolo, e guidati dalla Narratrice sperimentano in prima persona lo statuto di rappresentazione proprio come fanno nel gioco, dove, insieme a altri coetanei, esperiscono il “sentire” più profondo della realtà. Mentre la Narratrice racconta, dietro le pareti diafane della stanza, all’improvviso la luce affiora e si intravedono ombre, figure geometriche di diversi colori che si sovrappongono, come voci vaghe evocate dalle storie. Le immagini appaiono e con la stessa ineluttabilità scompaiono mentre i personaggi delle storie, trasgredendo la regola “Non aprire!” e infrangendo il vincolo del segreto, perdono tutto quello che avevano ricevuto in dono ritrovando la loro condizione iniziale di povertà.
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