Se prima della guerra era abbastanza raro, anche se non del tutto inusuale, che il cinema italiano uscisse dai teatri di posa, nell’immediato dopoguerra, sulla spinta estetico-produttiva del Neorealismo, il cinema nostrano non solo è sceso nelle strade e nelle piazze ma ha cominciato a muoversi
lungo tutta la penisola. E si è trattato di una pratica che ha riguardato non solo i film neorealisti ma anche commedie e melodrammi, cinema popolare e cinema d’autore. Una spinta che ha contagiato tutto il cinema dei decenni successivi, sempre in cerca di nuove location per le sue storie.
La mostra
Taliansko - Krajina, film, fotografia rende testimonianza di questa modalità produttiva, puntando da un lato alla documentazione delle varie location regionali scelte di volta in volta dalle diverse troupe, e dall’altro evidenziando l’eccellente lavoro di varie generazioni di
fotografi di scena, succedutesi nel corso di 70 anni.
L’Italia intera è rappresentata, dalle regioni del Nord alla Sicilia, dai piccoli paesi alle grandi città, in un album affascinante di luoghi e immagini, sensazioni e volti che da Ossessione di Luchino Visconti (1943) arriva a Il traditore di Marco Bellocchio (2019).
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