La compagnia Instabili Vaganti torna in Asia portando in tour cinque spettacoli diversi, con repliche e attività laboratoriali in otto città tra India, Indonesia e Nepal.
A New Delhi, va in scena
Dante Beyond Borders, co-produzione italo indiana tra Instabili Vaganti, gli Istituti Italiani di Cultura di Mumbai e New Dehli e Ahum Trust, ispirata alla
Divina Commedia e realizzata in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta.
Lo spettacolo, diretto da Anna Dora Dorno, esplora differenti linguaggi che spaziano dalla danza tradizionale indiana al teatro fisico e sperimentale, alla video arte e la musica elettronica per traghettare lo spettatore nel viaggio ultraterreno intrapreso da Dante.
Frutto di un lungo processo di lavoro partito durante il primo lockdown, in cui la compagnia ha lavorato a distanza, in video, con la danzatrice classica Anuradha Venkataraman,
Dante Beyond Borders porta in scena l’Assenza. Le evocative azioni fisiche si svolgono in uno scenario essenziale, caratterizzato da pochi oggetti scenici, che sono anche elementi naturali e materici: sabbia, carbone, un tronco bruciato. L’uso sagomato della luce e le video proiezioni evocano contesti onirici e scenari naturalistici immaginari che diventano fondali scenografici o elementi di separazione da attraversare per entrare in contesti ultraterreni. In questi spazi onirici, le azioni fisiche di Nicola Pianzola incontrano le mudra e i gesti della danza Bharatanatyam, coreografati da Anuradha Venkataraman, mentre le musiche elettroniche composte da Riccardo Nanni interagiscono con le sonorità indiane e le sperimentazioni vocali dei performer attorno al testo dantesco e a frammenti poetici tratti dal Mahābhārata, creando suggestivi paesaggi sonori. La performance diventa uno strumento concreto di esplorazione delle numerose connessioni tra l’opera dantesca e la cultura indiana, sia dal punto di vista iconografico che filosofico e teologico, ma anche e soprattutto di connessione tra due tradizioni culturali secolari come quella italiana e indiana. Dante nomina ripetutamente nel suo poema l’India, il fiume Gange, e come da tradizione dell’epoca, colloca il Paradiso terrestre nel territorio indiano. L’India ha dunque colpito, con le sue meraviglie, la mente del poeta, che, nell’immaginare l’Oriente, vedeva sorgere il sole dal fiume sacro agli Indù.
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