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Il gruppo Kepler-452 si avvicina a una delle vicende sociali e politiche che ha fatto molto discutere negli ultimi tempi in Italia, quella del licenziamento collettivo da parte dell’azienda GKN di Campi Bisenzio, e lo fa dopo aver deciso di mettere in scena Il Capitale di Karl Marx.
In un mattino dell’estate 2021, il 9 luglio per la precisione, 422 operai hanno ricevuto una mail: non devono tornare al lavoro il giorno dopo, sono stati licenziati. Da quel giorno hanno occupato la fabbrica, organizzato una mensa, un ufficio propaganda, dei turni di guardia, per impedire che venga smantellata. Nell’autunno dello stesso anno la compagnia entra per la prima volta alla GKN. Gli operai li invitano a mangiare con loro, da quel giorno e per diversi mesi, Borghesi e Baraldi hanno dormito lì, dentro la fabbrica occupata, su due brandine, intervistando centinaia di operai, partecipando a picchetti, assemblee, manifestazioni; hanno ascoltato, osservato, cercando di volta in volta di tornare alle pagine di Marx per tentare di instaurare un dialogo creativo tra Il Capitale e quello che succede al presidio, tra un classico della letteratura filosofica ed economica e un gruppo di esseri umani in carne e ossa. Poi la loro attenzione si è concentrata su tre persone in particolare: Iorio, manutentore, Felice, operaio addetto al montaggio e Tiziana, operaia addetta alle pulizie, che hanno invitano in scena con loro.
Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto è una performance concepita con questi operai. In una struttura precisa, intrecciano le loro vite personali con una riflessione sulla vita che emerge quando la produzione si ferma. Quanto tempo non abbiamo passato con i nostri cari a causa del lavoro? Quanto spesso abbiamo barattato la solidarietà per il ritorno personale? Il Capitale ci parla, soprattutto, del tempo, dell’essere costantemente produttivi; di un presente che si scioglie come il ghiaccio e del tempo che rimane. Un potente inno alla dignità del lavoro e della vita.
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