Il ballo percorre uno schema di movimenti dedotti dal
Catalogue d’Oiseaux che Olivier Messiaen compose per il pianoforte tra il 1956 e il 1958, dopo una prolungata osservazione e annotazione sul pentagramma del canto degli uccelli. Le emissioni vocali degli uccelli siglano ritmi che conducono a una interpretazione contemplativa e a-mensurale della danza. Non è possibile confidare in una memoria schematica, perché i ritmi sono imprevedibili. Eppure la libertà del canto degli uccelli può essere presa a modello e ‘imparata’, a patto che si viva la danza con un senso di permanenza nell’ ‘ora’, indifferente alla misura, e attento al ritmo soltanto. Ciò che intendiamo imparare dagli uccelli è la disposizione ad accadimenti sempre attuali, senza proiezioni miranti a traguardi futuri, per una consumazione piena dell’ ‘ora’. Si ha anche l’impressione che ogni parte del canto degli uccelli abbia un valore identico, in termini di importanza, da cui deriva un senso di continuità assoluta, che nessun intervallo, né pausa, possono interrompere.
I Danzatori di
Fisica dell’aspra comunione prendono ora a modello questa continuità, perciò devono evitarne la più piccola rottura, o pause tecniche, simili alle prese di fiato dei cantanti. Essi
consumano il ballo grazie a decisioni più rapide del linguaggio verbale, là dove il tempo della volontà diventa tutt’uno con quello della realtà effettiva, fisica e ambientale, calandosi nell’ ‘ora’. Consumando l’ ‘ora’, per rimanere molto più a lungo di un istante in ogni istante. Allora si tratta: tra intelligenza e avventura. E cogliendo, come Messiaen, la vita recondita degli uccelli, tra ramo e ramo, osserviamo anche che il volo di questi esseri alati è un moto che va soltanto “in avanti”: questo indica la continuità della linea motoria e la franchezza dello stare e dell’andare di fronte al prossimo.
Fisica dell’aspra comunione ha debuttato in prima assoluta alla Biennale di Venezia 2020 – 14. Festival internazionale della Danza Contemporanea diretto da Marie Chouinard in occasione della consegna del Leone d’Argento a Claudia Castellucci.
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