La mostra, realizzata interamente con le opere appartenenti alle collezione del MIC di Faenza, in 150 pezzi racconta la storia della maiolica italiana dal Medioevo fino ad oggi.
Oltre ad alcuni esempi di maiolica arcaica del Medioevo, con i suoi caratteristici decori a motivi geometrici, sono esposte maioliche delle più eccellenti manifatture italiane: Faenza, Deruta, Casteldurante, Montelupo, Castelli, Urbino, Pesaro, Gubbio, solo per citarne alcune.
In mostra meravigliosi esempi rinascimentali “istoriati” quando le iconografie comuni alla pittura venivano trasportate su piatti, vasi e ciotole, ma anche esempi della tendenza opposta, che a partire dalle metà del ‘500 tende a semplificare la decorazione a pochi colori (blu più o meno diluito, giallo chiaro e arancio). Si tratta dei bianchi di Faenza che dettarono moda in tutta Europa fino al XVII secolo.
Nel Settecento anche l’Italia cominciò a confrontarsi con la produzione della porcellana di tradizione estremo orientale (Cina, Corea, Giappone) e, in parallelo, si cominciò a lavorare in larga scala in tutta Italia la terraglia, introdotta in Inghilterra già dal 1740.
Infine il Novecento dove la ceramica si eleva a materia plastica adatta alla scultura e al design ed è influenzata dalla storia dell’arte e dalle sue correnti: prima il Liberty e il Déco, poi la figurazione del secondo dopo guerra, l’informale, il picassismo fino gli echi pop degli anni ’70 e ’90.