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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 2341

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Oggetto:
Testo presentato:
2341 - Interrogazione a risposta orale in commissione sul dissesto idrogeologico e sul taglio sistematico ogni anno di decine di migliaia di alberi sugli argini dei fiumi della regione. A firma della Consigliera: Zamboni

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

 

̶            gli strumenti di pianificazione regionale conferiscono al sistema forestale e boschivo finalità prioritarie di tutela naturalistica, paesaggistica e di protezione idrogeologica, oltre che di ricerca scientifica, di riequilibrio climatico, di funzione turistico-ricreativa (art 10 comma 3 del PTPR - Piano Territoriale Paesistico Regionale);

̶            la Regione Emilia-Romagna sta realizzando un importante progetto di “ri-forestazione” con la piantumazione di 4,5 milioni di nuovi alberi nel territorio regionale.

 

Considerato che

 

̶            normalmente un albero raggiunge la massima efficienza nell’assorbimento di CO2 ad un’età superiore ai 20 anni; pertanto, quando si piantano gli alberi, bisogna aspettare decenni per usufruire realmente dei servizi ecosistemici che gli alberi danno (assorbimento di CO2, mitigazione del clima per processi di ecotraspirazione e ombreggiamento, assorbimento e metabolizzazione di noti inquinanti come le polveri sottili);

̶            gli alberi cresciuti spontaneamente (quindi nati in loco da seme) sono in genere più resistenti ai parassiti, alle avversità atmosferiche e al cambiamento del clima già in atto; inoltre gli alberi cresciuti spontaneamente e già adulti hanno un’elevatissima efficienza nel processo di fotosintesi e costituiscono insostituibili depositi di carbonio sottratto all’atmosfera sottoforma di CO2 e immagazzinato nella componente legnosa;

̶            piantare un albero in ambito urbano, farne la manutenzione e farlo crescere fino al raggiungimento della maturità ha un costo elevato, soprattutto se le alberature sono circondate dal cemento; al contrario, gli alberi nati e cresciuti spontaneamente hanno richiesto costi nulli di impianto e manutenzione.

 

Evidenziato che

 

̶            il WWF Bologna metropolitana ha redatto un dossier dal titolo “Stato di fatto dopo 5 anni dall’intervento di eliminazione della vegetazione spondale per 12 Km lungo il torrente Savena (Pianoro, BO)” riguardante il taglio di alberature o la completa eliminazione di aree boscate nel territorio della provincia di Bologna;

̶            sulla base del Dossier WWF, curato dal Prof. Fausto Bonafede, ricercatore ed esperto botanico, gli alberi vengono abbattuti essenzialmente per tre motivi:

 

  1. “Pulizia” dei corsi d’acqua

 

Questa pratica ha portato, solo per il torrente Savena (BO), allo stravolgimento di 50 ettari di foresta riparia, all’eliminazione di oltre 50.000 alberi di alto fusto con tagli effettuati anche all’interno di una zona protetta (un tratto del SIC-ZPS del Contrafforte Pliocenico). Interventi di “pulizia” come quello effettuato sul Savena sono abitualmente praticati lungo moltissimi corsi d’acqua della regione. Infatti negli stessi anni in cui si è intervenuti sul Savena lo si è fatto anche altrove: sul Senio (RA), Lamone (RA), Reno (BO), Secchia (MO), Tiepido (MO), Enza (RE e PR), Parma (PR), Baganza (PR) solo per citare i casi di cui esiste ampia documentazione e dove sono stati fatti interventi non dissimili da quello svolto sul Savena. I fiumi vengono “puliti” per motivi di sicurezza idraulica che verrebbe ottenuta eliminando la vegetazione. In realtà, il monitoraggio svolto per 5 anni sul torrente Savena (F. Bonafede 2020) dopo il taglio quasi completo della vegetazione avvenuto tra il 2014 e 2015, mostrerebbe il contrario: lungo i 12 Km di corso d’acqua in cui si intervenne con l’eliminazione della vegetazione sono stati osservati imponenti fenomeni di erosione delle sponde, accumuli enormi di legname presso i piloni dei ponti e asportazione di un tratto della ciclopedonale presso il Ponte delle Oche a Rastignano (Pianoro, BO, dicembre 2019). In caso di eventi meteorologici estremi (sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici in atto), i danni più rilevanti per la perdita di beni materiali e in termini di feriti e morti sono causati dall’erosione delle sponde (cfr. Figura 1) e/o dall’ostruzione dei ponti con alberature e cascami vegetali morti, e non da alberi sradicati dalla corrente di piena (cfr. Figura 2). Quindi la pulizia degli argini dovrebbe concentrarsi sull’eliminazione di questi cascami, non sull’abbattimento di alberi che sono in salute. Al contrario, il WWF stima che solo con la pratica della “pulizia” dei corsi d’acqua vengano eliminati, nella Regione Emilia-Romagna, non meno di 100.000 alberi di alto fusto ogni anno.

 

 

Figura 1: settembre 2015, effetti dell’erosione spondale in seguito ad un eccezionale evento di piena in Val Nure (PC) - (da: F. Bonafede, 2020)

 

 

Figura 2: settembre 2014, cumuli di legname presso un ponte sul Senio (Foto Arc. F. Petri STBR); l’immagine fotografica rende evidente che si tratta di vegetazione morta da tempo e non di vegetazione viva sradicata dall’onda di piena (da: F. Bonafede, 2020)

 

  1. Eliminazione di boschi relitti spontanei (in pianura) e abbattimenti, più o meno legali, per la “gestione” dei boschi (in collina)

 

Come riportato nel Dossier del WWF, i boschi cresciuti spontaneamente sono stati/vengono sistematicamente distrutti, o si è in programma di farlo, soprattutto in pianura, come ad esempio nell’area boscata dei Prati di Caprara a Bologna (oltre 40 ha), nell’area del Lazzaretto a Bologna (superficie boscata di circa 10 ha), nell’area ex Enea a Casalecchio di Reno (5 ha di bosco in pianura, distrutti alcuni anni fa). Eppure, esiste ampia letteratura che dimostra come i boschi cresciuti spontaneamente siano molti più efficienti nel fornire servizi ecosistemici rispetto alla somma del contributo dei singoli alberi costituenti. In collina la “gestione” dei boschi avviene spesso senza controlli o con controlli insufficienti come dimostrano i casi di Monte Capra (BO) e dei Boschi di Loiano (BO).

 

  1. Eliminazione delle alberature in area urbana

 

Gli alberi in questo caso vengono abbattuti per motivi di sicurezza oppure per motivi estetici o per mantenere alberi della stessa specie nello stesso filare. Questa pratica tende ad abbattere gli alberi vecchi indipendentemente dal fatto che presentino o meno problematiche relative alla sicurezza. Un albero annoso contiene nel suo “corpo” tonnellate di lignina, risultato di decenni di fotosintesi che hanno sottratto all’atmosfera tonnellate di CO2; tagliare l’albero e portarlo in discarica oppure in una centrale a biomassa significa re-immettere in atmosfera tutta la CO2 che era stata sequestrata. Infine, sappiamo che un albero annoso è anche il rifugio ideale per una moltitudine di animali che anche in città possono trovarvi rifugio e alimentazione.

 

Tutto ciò premesso e considerato

INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

̶            se le aree boscate cresciute spontaneamente nella nostra regione siano cartografate e censite e se nei tagli dei boschi ripariali venga assicurato il rispetto dei vincoli stabiliti nell'Art. 10 comma 3 del PTPR per le zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d'acqua (Art. 17 del PTPR);

̶            se la Regione Emilia-Romagna o altri Enti (ARPAE o Protezione Civile) abbiano realizzato, e quando, un monitoraggio di durata di alcuni anni prima e dopo la pulizia lungo un corso d’acqua sottoposto ad un intervento analogo a quello avvenuto sul Savena, per valutare la portata della conseguente erosione delle sponde, il trasporto di materiale solido del corso d’acqua, e i danni ambientali;

̶            se, prima di decidere gli interventi di “pulizia” dei corsi d’acqua, venga prevista una valutazione complessiva dei rischi che comportano l’eliminazione o la forte riduzione della vegetazione spondale per la sicurezza idraulica, idrogeologica e ambientale;

̶            se sia possibile prevedere misure e incentivi per la conservazione, il più a lungo possibile, delle vecchie alberature in considerazione del fatto che proprio gli alberi “vecchi” forniscono i migliori servizi ecosistemici anche in ambito urbano;

̶            se intenda introdurre misure e incentivi a sostegno della conservazione delle aree boscate o che si stanno evolvendo verso il bosco e che sono cresciute spontaneamente nel territorio di Pianura.

 

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