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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 2672

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Oggetto:
Testo presentato:
2672 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa l'opportunità di coordinare una strategia complessiva di sviluppo del settore logistico che sia compatibile con gli obiettivi regionali sul consumo di suolo, qualità dell’aria e tutela del paesaggio. A firma della Consigliera: Zamboni

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

 

̶            nonostante il consistente calo del trasporto merci verificatosi in seguito alla crisi del 2008, che secondo gli ultimi dati ISTAT sarebbe ancora lontano dall’essere stato recuperato (nel territorio dell’Emilia-Romagna le merci movimentate su strada nel 2016 ammontavano a circa 211 milioni di tonnellate, rispetto ai 322 milioni di tonnellate registrati nel 2005), il comparto della logistica sta vivendo nella nostra regione un periodo di impetuosa crescita nei servizi e nelle infrastrutture, crescita che viene attribuita alle trasformazioni prodotte dall’ espansione del commercio elettronico;

̶            il commercio elettronico, mentre dall’utente finale può essere percepito come un’opzione in buona parte dematerializzata, in realtà dietro al proprio incremento nasconde un massiccio sviluppo del settore della logistica con una moltiplicazione delle infrastrutture ad esso dedicate e dei trasporti necessari al rifornimento dei depositi e alle consegne domiciliari del cosiddetto ultimo miglio.

 

Premesso inoltre che

 

̶            in base ad una ricognizione compiuta da Legambiente, in tutta la nostra regione sono in via di progettazione e realizzazione numerosi nuovi centri logistici, la maggior parte dei quali prevede un importante consumo di suolo:

̶            Altedo, Malalbergo (BO), previsto nuovo polo logistico con consumo suolo 500.000 mq

̶            Calderara di Reno (BO), nuovo hub logistico su un’area di 160.000 mq

̶            Cà Bianca, Castel San Pietro Terme (BO), nuovo polo logistico Despar, area 57.000 mq

̶            Caorso e Monticelli (PC), nuove opere logistiche in discussione per circa 700.000 mq

̶            Fiorenzuola (PC), nuova piattaforma logistica da 150.000 mq

̶            Piacenza, nuove aree autorizzate e in via di attuazione per 734.000 mq

̶            Pontenure (PC), ampliamento di un impianto logistico esistente per 53.000 mq

̶            Parma, nuovo magazzino Amazon, già realizzato, superficie complessiva 50.000 mq

̶            Sassuolo (MO), nuovi capannoni di stoccaggio, superficie impermeabilizzata 150.000 mq

̶            Spilamberto (MO), nuovo polo logistico, area stimata 40.000 mq;

̶            a questo lungo elenco di interventi occorre aggiungere i progetti di sviluppo e ampliamento relativi all’Interporto di Bologna - situato ad una decina di chilometri di distanza dal futuro polo logistico di Altedo - al quale recentemente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha assegnato un finanziamento per lo sviluppo infrastrutturale dei terminal ferroviari. All’interno dell’Interporto sono al momento in corso interventi di costruzione e ampliamento di edifici esistenti per 80.000 mq e, nei prossimi due anni, è già prevista (dal Protocollo di intesa sottoscritto da Regione, Città Metropolitana, Comuni di San Giorgio di Piano e Bentivoglio) la realizzazione dell’Accesso Nord all’Interporto.

 

Evidenziato che

 

̶            la Regione Emilia-Romagna sta promuovendo la creazione di una Zona Logistica Semplificata (ZLS), ovvero una speciale area collegata al porto di Ravenna (come previsto dalla Legge di Bilancio del 2018), nel cui ambito le imprese aderenti potranno beneficiare di alcune procedure semplificate e di pacchetti di incentivi;

̶            la ZLS individuata dalla Regione Emilia-Romagna prevede una estensione massima di 4.903 ettari. Le aree ad oggi selezionate coprono un totale di 3.977 ettari (39.770.000 mq) e comprendono 9 nodi intermodali e aree logistico-produttive (compreso il porto di Ravenna), 12 aree produttive in 8 diverse province (Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio-Emilia) e 18 diversi Comuni (Argelato, Bagnacavallo, Bentivoglio, Casalgrande, Cesena, Conselice, Cotignola, Lugo, Faenza, Fontevivo, Forlì, Forlimpopoli, Modena, Ostellato, Piacenza, Ravenna, Rubiera, San Giorgio di Piano).

 

Evidenziato inoltre che

 

̶            il consumo di suolo è definito dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) come un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale e di conseguenza incide sulla sovranità alimentare del paese; 

̶            la creazione di nuovi poli logistici, che avviene quasi sempre su suolo vergine, è inevitabilmente legata ad una serie di problematiche sia di natura ambientale - consumo di suolo, aumento del traffico, inquinamento atmosferico e delle emissioni climalteranti - sia di natura sociale, con particolare riguardo alle condizioni lavorative nel comparto e all’impatto negativo del commercio elettronico sul commercio al dettaglio e di conseguenza sula fisionomia delle nostre città, in quanto il commercio al dettaglio rappresenta una parte fondamentale del tessuto urbano e costituisce una sorta di presidio di socialità e di sicurezza il cui valore non deve essere sottovalutato, come in passato si è invece fatto rispetto alla diffusione dei centri commerciali;

̶            nel 2006 l’Unione Europea ha stabilito nella “Strategia tematica per la protezione del suolo” l’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo. Nel 2013 il Parlamento Europeo, con l'approvazione del Settimo Programma di Azione Ambientale, fissa al 2050 il termine per il raggiungimento dell’obiettivo di incremento dell’occupazione netta di terreno pari a zero; 

̶            l’obiettivo di un consumo di suolo zero al 2050 è stato fatto proprio dalla Regione Emilia-Romagna nel 2017 con la legge regionale n. 24, che, tuttavia, conferma le previsioni urbanistiche contenute nei piani vigenti e concede la facoltà di programmare da qui al 2050 un ulteriore consumo di suolo fino al 3%;

̶            per quanto negli ultimi 10 anni i tassi di consumo di suolo siano oggettivamente calati, soprattutto a seguito della crisi del 2008, secondo il rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente pubblicato nel 2019, l’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane in cui il consumo di suolo è più alto (al quarto posto dopo Lombardia, Veneto e Campania);

̶            secondo il rapporto annuale sulla mobilità e il trasporto redatto dalla Giunta regionale, nel 2019, in Emilia- Romagna il trasporto su gomma contribuisce alla mobilità di oltre l’82% delle merci in termini di peso (il 10,4% è trasportato su nave, il 7,5% su rotaia per circa 18 milioni di tonnellate);

̶            il trasposto su gomma costituisce una delle attività con il maggiore impatto sull’ambiente e sulla vita dei cittadini in termini di inquinamento atmosferico, acustico, di congestione del traffico e di emissioni climalteranti. Nel 2016 in Italia risultavano immatricolati quasi 4 milioni e 600mila veicoli ad uso trasporto merci, responsabili della produzione di 190 tonnellate di PM2.5 e 232 tonnellate di PM10, pari al 7% del totale. Uno studio del 2019 della Società italiana di medicina ambientale (Sima) evidenzia come il trasporto di merci su gomma in Italia causi, ogni anno, fino a 12mila anni di vita persi e abbia una ricaduta economica che supera il miliardo di euro;

̶            nonostante il pesante impatto sull’ambiente del traffico merci su gomma e le politiche per incentivare il traffico merci su rotaia, l’edificazione di nuovi centri logistici viene prevista anche lontano dalle linee ferroviarie, rendendo impossibile l’opzione su rotaia e finendo per generare nuovo traffico su gomma.

 

Osservato che

 

̶            alle problematiche legate all’impatto sull’ambiente e sul tessuto urbano, si sommano ricadute a livello culturale e sociale. Lo conferma un recente studio dell’IRES (istituto di ricerca della CGIL) sulla provincia di Piacenza che ha evidenziato forti criticità rispetto sia alla capacità effettiva del settore della logistica di creare valore aggiunto per i territori che ospitano le strutture, sia alla qualità dell’occupazione, denunciando condizioni di lavoro che spesso si trasformano in condizioni di vita precarie all’insegna della ricattabilità dei lavoratori;

̶            questo stato di precarietà trova conferma nelle notizie che arrivano in questi giorni dalla provincia di Piacenza, un territorio che più di altri pare aver puntato sullo sviluppo della logistica, e che nelle scorse settimane ha assistito all’annuncio di 200 licenziamenti da parte di una grossa società del settore e allo sviluppo di una dura vertenza sindacale, con scioperi, picchetti e scontri con la polizia. Già in passato gli scontri legati alle vertenze della logistica avevano raggiungono preoccupanti livelli di violenza, culminati nel settembre del 2016 con la morte di un operaio egiziano (Abd Elsalam Ahmed Eldanf) travolto da un TIR;

̶            nel settore dell’autotrasporto non va sottovalutato nemmeno la questione della legalità come testimonia la Relazione per la clausola valutativa della Legge regionale 18/2016, “Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabile”, che dedica un’intera sezione - la quinta - a questo settore.

 

Osservato inoltre che

 

̶            il 25 novembre 2020 il Consiglio Metropolitano di Bologna ha approvato la “Modifica all'Accordo Territoriale per gli ambiti produttivi sovracomunali dell’Unione Terre di Pianura” che prevede la proposta di insediamento di un polo logistico di grandi dimensioni ad Altedo, frazione del Comune di Malalbergo. Il polo Logistico è destinato a sorgere nell'area a ridosso del casello autostradale di Altedo e interesserà una superficie di 73 ettari (730mila mq). Il polo sarà realizzato dall’APRC di Lione, gruppo immobiliare specializzato nella costruzione di immobili d’impresa e centri logistici, e, una volta a pieno regime, in base a quanto annunciato dall’amministrazione comunale di Malalbergo dovrebbe portare all'assunzione di 1500 persone;

̶            nonostante il progetto venga presentato come un progetto “verde”, la scelta del sito presenta diverse criticità:

1)      l’area individuata, distante solo pochi chilometri dal preesistente Interporto di Bologna, non è servita da collegamenti ferroviari: il traffico merci in entrata e in uscita dal polo logistico sarà quindi esclusivamente su gomma, andando ad appesantire ulteriormente il nodo autostradale bolognese;

2)      il polo logistico inciderà molto pesantemente sul territorio in termini di consumo di suolo: sarà infatti edificato quasi interamente su aree agricole e porterà alla cementificazione delle ultime risaie presenti nella provincia bolognese risalenti all’800, ultima testimonianza storica di una parte importante del passato di quel territorio;

3)      la zona su cui dovrebbe sorgere il maxi polo logistico è classificata dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) come zona umida ai sensi degli articoli 3.5 e 3.6, e comprende un’area inclusa nel SIC-ZPS esistente lungo il canale Navile, in parte tutelata dal Piano Paesistico Regionale;

4)      lungo il tracciato seguito dal canale Navile è prevista la realizzazione di una pista ciclabile, classificata come itinerario cicloturistico di rilievo nazionale, che passerà accanto alle risaie su cui in futuro dovrebbe sorgere il maxi polo logistico, che altererebbe il profilo naturalistico di quel percorso ciclistico;

5)      verrebbero cancellati diversi ettari di risaie attualmente adibite alla produzione di sementi pregiate, privando la provincia di Bologna, la cui vocazione turistica è strettamente legata al cibo, della produzione locale di una qualità tipica di riso. L’area interessata infatti è attualmente di proprietà della Società Italiana Sementi (SIS) che coltiva in quelle risaie una speciale semente di riso, di cui detiene il brevetto, che viene esportata in Giappone;

̶            la Regione Emilia-Romagna ha partecipato con due suoi rappresentanti tecnici al Tavolo Tecnico Inter-istituzionale che ha elaborato la Modifica dell’Accordo Territoriale che riguarda l’Ambito produttivo sovracomunale di Altedo. Tavolo che ha esaminato il progetto in particolare sotto tre aspetti: mobilità, traffico e accessibilità; sicurezza e resilienza; paesaggio;

̶            alla sottoscrizione del succitato Accordo Territoriale dovrà seguire la sottoscrizione di un Accordo di Programma, ai sensi dell’art. 60 della Legge regionale 24/2017, che comporterà variante al PTCP, che attualmente prevede la localizzazione della grande logistica (maggiore di 10.000 mq di SF) nella sola piattaforma intermodale ferro-gomma dell'Interporto. Sempre in quella fase si porrà il tema se togliere o meno i vincoli che sono posti sull’area;

̶            la stessa azienda che ha presentato la proposta maxi polo logistico al Comune di Malalbergo, l’APRC di Lione, nel dicembre 2018 ha presentato un analogo progetto al Comune di Vercelli che prevedeva la costruzione di tre grandi capannoni da 190.000 metri quadrati promettendo un investimento complessivo tra i 120 e i 180 milioni e 1000 posti di lavoro. A gennaio 2020 il progetto di Vercelli è stato abbandonato: infatti, come si evince da una nota diffusa dal Comune, la holding francese non avrebbe fornito riscontri sulle aziende che si sarebbero dovute insediare nel nuovo polo;

̶            nei Comuni interessati si sono mobilitate diverse associazioni e si sono costituiti comitati per contestare le scelte compiute dagli amministratori e per sensibilizzare la cittadinanza sull’impatto negativo dei nuovi centri logistici. Legambiente, Wwf e l’associazione “Primo Moroni” hanno espresso forti critiche al progetto di Altedo sottolineando come non preveda uno sbocco per il traffico su rotaia e sia quindi in contrasto con gli obiettivi del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e della riduzione dell’inquinamento; ulteriori critiche si sono concentrate sul fatto che l’area è vincolata dal PTCP come zona umida e che quanto riportato nella Modifica all’Accordo Territoriale” dalla relazione paesaggistica non sarebbe veritiero laddove afferma che l’area è incolta.

 

Considerato che

 

̶            il Comune di Fiorenzuola il 27 ottobre 2020 ha votato una variante con la quale converte ad attività logistica un’area precedentemente destinata ad attività produttive, approvando l’insediamento nella frazione di Barabasca di una nuova piattaforma logistica che porterà alla edificazione di due capannoni, di cui uno dell’altezza di 41 metri. I due capannoni dovrebbero sorgere in una porzione di territorio pari a circa 150mila mq, attualmente adibita ad attività agricola;

̶            la decisione del Comune ha suscitato diverse proteste da parte dei rappresentati di associazioni ambientaliste, in particolare Legambiente e Italia Nostra, e la formazione di un comitato di cittadini che contesta il nuovo insediamento sotto diversi profili:

1)      il progetto prevede la realizzazione di un immobile industriale che arriverà ad un’altezza di circa 41 metri, del tutto fuori scala rispetto al contesto in cui verrà a trovarsi, ossia un ambito in parte agrario e in parte produttivo con la presenza di normali opifici industriali, artigianali;

2)      la variante introdotta dal Comune che consente un rilevante incremento della volumetria rispetto a quanto previsto sulla base degli strumenti urbanistici vigenti in precedenza, è stata approvata un anno dopo la vendita dell’area con asta fallimentare da parte della Soprip, una società a capitale pubblico;

3)      il centro logistico (che secondo il progetto sarà dotato di un totale di 43 baie per il carico e scarico merci) comporterà l’aumento del traffico pesante e di conseguenza l’aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico;

̶            il Comune di Caorso ha sottoscritto nel 2012, insieme al Comune di Monticelli, un accordo territoriale relativo al PPST (Polo Produttivo di Sviluppo Territoriale) n.2 denominato “S.Nazzaro-Caorso” pari quasi a 4 (quattro) milioni di mq. Di questo accordo oggi è in discussione la realizzazione di un terminal intermodale (scambio di merci ferrovia-camion) che dovrebbe interessare 350.000 mq sui due Comuni;

̶            il 24 luglio 2020 la Giunta Comunale di Caorso ha dato parere favorevole alla proposta di insediamento logistico di 146.052 mq nel comparto consolidato/zona del quartiere residenziale La Rotta. Il centro logistico dovrebbe sorgere in parte su un terreno che è stato coltivato fino al 2017 (pur essendo a destinazione produttiva) ed ora è incolto ma assolutamente privo di costruzioni, in parte su un’area occupata da terreno di scotico prelevato altrove e in parte ancora su un’area occupata da alcune strutture fuori terra associabili a baie di carico; inoltre è stata presentata a Caorso una manifestazione d'interesse riguardante 204.795 mq a nord della A21, destinati ad attività di tipo logistico integrato;

̶            l’intenzione manifestata dal Comune di Caorso di autorizzare i nuovi insediamenti è stata criticata in relazione all’impatto ambientale, in quanto:

1)      i nuovi insediamenti comporterebbero un consistente impatto ambientale in termini di traffico, rumore e inquinamento atmosferico in un’area che è tra le più inquinate della regione;

2)      l’iter autorizzativo scelto dall’azienda richiedente (ex art. 8 del DPR 160 del 2010) sarebbe stato adottato per evitare una verifica ambientale accurata del progetto e pare non corrispondere a quanto previsto dal PTCP vigente e dall’Accordo Territoriale del 2012, sopracitato;

3)      l’ultimo monitoraggio sistematico della qualità dell’aria sul territorio di Caorso fu condotto da ARPAE nel 2012, e già allora registrò risultati piuttosto allarmanti, per cui sfugge oggi in base a quali dati l’amministrazione comunale possa ritenere sostenibile il nuovo insediamento sul territorio;

4)      dubbi sussistono anche sulla possibilità che il giudizio di assoggettabilità alla V.I.A. di competenza dell’amministrazione comunale venga svolto in maniera imparziale dalla stessa amministrazione, dal momento che essa ha già espresso un preliminare parere favorevole sull’opera;

̶            a Caorso una petizione sottoscritta da 454 persone (quasi il 10% della popolazione del comune che conta 4752 abitanti) ha chiesto al Comune di predisporre un monitoraggio sull’inquinamento atmosferico e la sospensione di nuovi insediamenti logistici.  Questa petizione è stata esclusa dalla discussione in Consiglio Comunale in sede di giudizio di ammissibilità.

 

Considerato inoltre che

 

̶            la Regione Emilia-Romagna, che ha competenza diretta in materia di governo del territorio, reti di trasporto e valorizzazione dei beni ambientali e culturali e della tutela della salute, si è dotata nel 2017 di una nuova legge urbanistica, la legge regionale n. 24 “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”, che si prefigge in particolare di contenere il consumo di suolo e di favorire la rigenerazione dei territori urbanizzati;

̶            nell’aprile 2017 la Regione Emilia-Romagna si è dotata di uno strumento specifico per migliorare la qualità dell’aria, il Piano Aria Integrato Regionale (PAIR 2020), che prevedeva di raggiungere entro il 2020 l’obiettivo di ridurre le emissioni dei principali inquinanti rispetto al 2010: del 47% per le polveri sottili (PM10), del 36% per gli ossidi di azoto, del 27% per ammoniaca e composti organici volatili e del 7% per l’anidride solforosa. E avrebbe dovuto permettere di ridurre dal 64% all’1% la popolazione esposta al rischio di superamento del limite giornaliero consentito di PM10;

̶            tra le azioni previste dal PAIR 2020 – che dovrà essere rinnovato – relativamente alla gestione sostenibile delle merci si prevede che “per i trasporti più a lungo raggio viene incentivato lo spostamento del trasporto merci dalla gomma al ferro”;

̶            nello scorso mese di novembre la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’Italia “ha violato il diritto dell’Unione sulla qualità dell’aria”. Secondo la Corte infatti il superamento dei valori limite giornaliero e annuale fissati per le PM10 “è rimasto sistematico e continuato per almeno otto anni nelle zone interessate”, tra queste zone spiccano le regioni del bacino padano; Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna;

̶            il 27 ottobre scorso l’Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione con la quale impegna la Giunta, tra le altre cose, a:

̶            redigere, in coordinamento con le altre Regioni interessate, un nuovo Accordo che preveda un piano straordinario di azioni fortemente integrate, in grado di accelerare i risultati in materia di qualità dell’aria e attuando concretamente un modello di sviluppo green, capace di creare buona ricchezza e nuovi posti di lavoro;

̶            coinvolgere le città ed i comuni del Bacino Padano, le associazioni sindacali, imprenditoriali, sociali ed i cittadini al fine di accompagnare il piano per creare una cultura diffusa sulla sostenibilità̀.

 

Tutto ciò premesso

 

INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

̶            se la Regione non ritenga utile coordinare una strategia complessiva di sviluppo del settore logistico che sia compatibile con gli obiettivi regionali sul consumo di suolo, la qualità dell’aria e la tutela del paesaggio, e alla quale assoggettare i numerosi progetti succitati che interessano l’Emilia-Romagna;

̶            se ritenga che le decisioni assunte dalla Città metropolitana di Bologna e dal Comune di Malalbergo in merito al progetto del maxi polo logistico di Altedo siano compatibili con le politiche regionali in materia di consumo di suolo, di qualità dell’aria e di valorizzazione delle aree protette e, in particolare, se ritenga che rispettino gli obiettivi e i vincoli previsti dal Piano Territoriale Regionale (PTR), dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) e dal Piano Aria Integrato Regionale (PAIR);

̶            se e quale sarà il ruolo della Regione nel processo di redazione, adozione e approvazione dell’Accordo di Programma che dovrà recepire la Modifica all’Accordo Territoriale dell’Ambito produttivo sovracomunale di Altedo e se la localizzazione del maxi polo logistico di Altedo e la relativa modifica del PTCP di Bologna, sia o sarà oggetto di valutazione ambientale e territoriale, VAS o VALSAT, e ad opera di chi;

̶            se le decisioni prese dai Comuni di Fiorenzuola e di Caorso in merito ai progetti di nuovi insediamenti logistici siano compatibili e coerenti con le politiche regionali in materia di consumo di suolo e di qualità dell’aria;  se e in che modo i due Comuni siano sottoponibili a controlli tesi a far rispettare gli obiettivi e i vincoli dei piani territoriali sovraordinati; se i due progetti siano stati o saranno oggetto di V.I.A., e ad opera di chi, come chiede legittimamente  la popolazione residente.

 

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