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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 3227

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Oggetto:
Testo presentato:
3227 - Interrogazione a risposta orale in commissione circa la richiesta di finanziamenti per la progettazione di un grande invaso sul fiume Enza e su metodi alternativi di irrigazione a risparmio idrico. A firma della Consigliera: Zamboni

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

̶            i primi progetti per la costruzione di una diga sul fiume Enza all’altezza del comune di Vetto risalgono al 1860. Nonostante la presenza nell’alta valle dell’Enza di un articolato sistema di sbarramenti e invasi idroelettrici in gestione ad Enel (invasi attualmente utilizzati solo in parte a causa della mancata manutenzione), la costruzione di un grande invaso non si è mai concretizzata;

̶            a partire dal 2017, a seguito della siccità che ha colpito l’intera Emilia-Romagna, e in particolare Reggio Emilia e Parma, è tornata a farsi strada, tra amministratori e operatori agricoli, l’idea di realizzare un grande invaso per sopperire alla carenza idrica. Tra le motivazioni presentate dai sostenitori della diga sono citati la salvaguardia dei prati stabili (prezioso elemento della filiera della produzione del parmigiano reggiano), e i dati sui cambiamenti climatici in atto, in particolare la previsione di un aumento delle temperature medie e la conseguente riduzione di disponibilità d’acqua;

̶            il sistema usato nell’irrigazione dei prati stabili delle colline della Val d’Enza è prevalentemente quello a scorrimento, che consiste nel far scorrere uno strato di acqua sul campo in pendenza. Si tratta di un sistema caratterizzato dall’impiego di grandi quantità di acqua, da tempo superato dai più moderni sistemi di irrigazione;

̶            nonostante gli anni di siccità e la carenza idrica da più parti denunciata, la produzione del parmigiano reggiano non ne ha risentito, al contrario gli ultimi anni ha registrato una serie di record di produzione.

 

Premesso inoltre che

 

̶            il bacino dell’Enza ha una superficie di circa 890 kmq, di cui il 35% di pianura e il 65% di collina-montagna. La maggior parte del bacino è soggetta a rischio idrogeologico essendo caratterizzata da fenomeni di dissesto o di pericolosità idraulica;

̶            nell’ottobre del 2017 la Regione ha istituito un Tavolo Tecnico Regionale Enza con l’obiettivo di fornire soluzioni per fronteggiare alla carenza d’acqua sempre più frequente. Tra i compiti del Tavolo Tecnico vi era quello di avviare con il territorio un confronto finalizzato a definire il quadro conoscitivo complessivo sulla risorsa idrica, necessario per la successiva pianificazione in materia;

̶            il Tavolo Tecnico Enza ha licenziato, nel giugno 2018, un documento conclusivo in cui sono riportati “Consumi e fabbisogni nei diversi settori”. Il documento stima orientativamente i fabbisogni idrici della Val d’Enza tra i 40 e i 70 Mmc/anno, e articola tale fabbisogno come segue:

̶            per il settore civile, Atersir ha quantificato il deficit attuale in 0,26 Mmc/anno. Atersir ha inoltre fatto presente che i pozzi di Parma (extra bacino Enza) hanno valori di nitrati molto elevati e potrebbero essere necessari approvvigionamenti alternativi reperendo la risorsa, in parte, anche dal bacino dell’Enza. Il fabbisogno d’acqua in relazione all’ipotesi di sostituire, per criticità qualitative, le attuali fonti sotterranee per la provincia di Parma è stato quantificato da Atersir in 9.65 Mmc/anno;

̶            per il settore industriale, il fabbisogno è stimato in 1,15 Mmc/anno, mentre per Confindustria l’incremento dei fabbisogni nei prossimi 10 anni sarà pari a 0,4 Mmc/anno;

̶            per il settore irriguo, i Consorzi di Bonifica dell’Emilia Centrale e della Bonifica Parmense, a cui si aggiungono i Consorzi privati, hanno calcolato i fabbisogni considerando le superfici irrigue, la tipologia di coltura e l’efficienza dei metodi irrigui. In tal modo si è giunti a stimare un fabbisogno al campo pari a 54.2 Mmc/anno (di cui 32.4 da acque superficiali e 21.8 da acque sotterranee), che si traduce, in assenza di interventi, in una esigenza alla fonte pari a 64,8 Mmc/anno;

̶            raccogliendo le indicazioni del Tavolo Tecnico Enza, a novembre 2019 la Regione Emilia-Romagna ha affidato alla Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po (AdBPO) l’incarico di predisporre uno “Studio sulla risorsa idrica in Val d’Enza - finalizzato all’individuazione di strategie atte a contemperare disponibilità naturale di risorsa idrica, domanda di risorsa idrica e il raggiungimento degli obiettivi ambientali”;

̶            ultimato nell’aprile del 2020, tale studio individua quattro scenari progettuali a scala temporale diversa, e individua azioni suddivise in tre gruppi principali: a) risparmio e razionalizzazione degli usi della risorsa; b) riequilibrio della disponibilità idrica a scala locale; c) riequilibrio della disponibilità idrica a scala di area vasta;

̶            nello scenario 1 (breve periodo 3-5 anni) sono individuate diverse azioni classificate come “non quantificabili”, rispetto ai risultati in termini di risparmio idrico, tra queste:

̶            sensibilizzazione sulle politiche di risparmio dell’acqua;

̶            miglioramento della gestione dei canali irrigui (es. invasare i canali prima della stagione irrigua);

̶            incremento dellefficienza dei sistemi di adacquamento laddove possibile, anche prevedendo meccanismi incentivanti;

̶            passaggio a colture seminative meno idroesigenti, laddove possibile, salvaguardando le superfici a prato stabile;

̶            nello scenario 2 (breve periodo 5-7 anni) sono classificate come “non quantificabili”, rispetto ai risultati in termini di risparmio idrico, le azioni di:

̶            realizzazione di stoccaggi consortili (piccole-medie dimensioni), ove realizzabili, anche mediante l’utilizzo di cave dismesse e/o in progetto con conseguente attuazione di eventuali reti di adduzione al sistema irriguo;

̶            ampliamento degli areali consortili con gli attuali approvvigionamenti da Po nella bassa-media pianura;

̶            ravvenamento artificiale delle falde di conoide;

̶            gli scenari 3 e 4 (medio e lungo periodo, fino a 10 anni e 15 anni e oltre) prevedono invece interventi di opere di carattere strutturale quali sbarramenti, traverse e invasi medio /grandi.

 

Evidenziato che

 

̶            in esito ai risultati dello studio realizzato dall’AdBPO e a seguito di uno scambio di pareri informali tra Regione Emilia-Romagna e Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, il Consorzio di Bonifica ha trasmesso alla Regione una scheda tecnica a supporto di una richiesta di finanziamento da presentare sul Piano nazionale di interventi nel settore idrico finanziamento - Legge di Bilancio 145 del 2018 Programmazione 2020-2029;

̶            nel settembre scorso la Regione ha quindi trasmesso al Governo domanda di finanziamento per la progettazione di fattibilità tecnico-economica di un invaso di grandi dimensioni (27,7 Mmc), in grado di garantire un rilascio massimo di 5 mc/s nel periodo estivo, da realizzare in provincia di Reggio Emilia, in zona collinare sul corso del fiume Enza in un’area da identificare tra i comuni di Vetto e Palanzano. Il costo stimato per la realizzazione dell’invaso e altri interventi strutturali è di 250 milioni di euro, la domanda di finanziamento riguarda i 5,4 milioni previsti per la progettazione;

̶            nella scheda tecnica di richiesta del finanziamento sono richiamate le valutazioni contenute nel documento prodotto dal Tavolo Tecnico Enza, in particolare viene ricordato che:

̶            Atersir ha valutato il fabbisogno d’acqua in relazione all’ipotesi di sostituire, per criticità qualitative, le attuali fonti sotterranee: 9.65 Mmc/anno per la provincia di Parma e 1.25 Mmc/anno per la provincia di Reggio-Emilia, per complessivi 11.2 Mmc/anno.

 

Considerato che

 

̶            il fabbisogno irriguo, stimato nel documento del Tavolo Tecnico Enza e confermato dallo studio di AdBPO (59 milioni di m3), è dovuto alla grande diffusione del prato stabile nella zona servita dall'Enza e al metodo irriguo tradizionale ivi adottato (scorrimento);

̶            già nel 2004 il Centro Ricerche Produzione Animale (Crpa) di Reggio Emilia aveva dimostrato sperimentalmente che adottando un metodo irriguo più razionale (aspersione) si ottengono al contempo le medesime rese dai prati e un risparmio idrico di almeno il 75% rispetto allo scorrimento;

̶            la riconversione dei prati stabili al metodo irriguo dell'aspersione consentirebbe un risparmio idrico pari a quasi 45 Mmc/anno, superiore ai deficit idrici calcolati in tre su quattro degli scenari della relazione AdBPO e di poco inferiore allo scenario peggiore. Pertanto, se le opportune risorse fossero destinate alla riconversione dei metodi irrigui, la realizzazione di un grande invaso in montagna diventerebbe sostanzialmente inutile;

̶            contrariamente al dato fornito da Atersir, e contenuto nella richiesta di finanziamento, secondo cui “i pozzi di Parma (extra bacino Enza) hanno valori di nitrati molto elevati e l’areale dagli stessi servito potrebbe necessitare di approvvigionamenti alternativi”, nello studio di AdBPO la relazione riferita a “valutazione del fabbisogno per i diversi utilizzi” afferma che “a fronte dell’attuale situazione di stabilità dei consumi e di soddisfacimento del fabbisogno, seppure con la rilevazione di possibili criticità future legate agli aspetti qualitativi delle acque sotterranee prelevate, in particolar modo nel settore parmense del bacino, il fabbisogno idropotabile può considerarsi soddisfatto”;

̶            il “Piano nazionale di interventi nel settore idrico”, previsto dalla legge di bilancio per il 2018, è articolato in due sezioni: “acquedotti” e “invasi” (quest’ultima di iniziativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, oggi ribattezzato come Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile). Gli interventi riguardanti la sezione “invasi” del Piano nazionale, alla quale fa riferimento la richiesta di finanziamento relativa all’Enza, sono finalizzati al completamento di grandi dighe esistenti o incompiute, al recupero e ampliamento della capacità di invaso e al miglioramento della tenuta delle grandi dighe e alla messa in sicurezza di derivazioni idriche prioritarie per rilevanti bacini di utenza;

̶            lo studio di AdBPO quantifica il costo della manutenzione di un invaso di grandi dimensioni da costruire sul fiume Enza in 4 milioni di euro l’anno, pari circa ad un quinto del budget annuale del Consorzio di Bonifica Emilia Centrale.

 

Ricordato che

 

̶            la Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, afferma “la necessità di intervenire per tutelare le acque comunitarie sotto il profilo sia qualitativo che quantitativo”;

̶            in particolare, il comma 7 dell’articolo 4 della citata direttiva afferma che nuove modifiche delle caratteristiche fisiche di un corpo idrico superficiale non violano la direttiva solo nel caso sia “fatto tutto il possibile per mitigare l'impatto negativo sullo stato del corpo idrico”.

 

Tutto ciò premesso e considerato

INTERROGA LA GIUNTA PER SAPERE

 

̶            se e, in caso affermativo, in che modo la Regione Emilia-Romagna abbia condiviso l’iniziativa con cui il Consorzio di Bonifica ha chiesto i finanziamenti per la progettazione di un grande invaso sul fiume Enza;

̶            se, relativamente alla necessità di sopperire alle carenze idriche della Val D’Enza, la Giunta non valuti come prioritaria l’attuazione delle misure indicate nei primi due scenari illustrati dallo studio dell’AdBPO, ossia quelli riferiti al breve periodo (risparmio e razionalizzazione degli usi della risorsa e riequilibrio della disponibilità idrica a scala locale), e se siano già state destinate o se si intendano destinare risorse all’implementazione di tali misure e in quale quantità;

̶            quali degli interventi prefigurati dall’AdBPO nello Studio sulla risorsa idrica in Val d’Enza rientrano nelle tipologie finanziabili dal “Piano nazionale di interventi nel settore idrico”, e in particolare se la realizzazione dell’invaso più grande rientri tra gli interventi finanziabili dal Piano;

̶            se siano state prese in considerazione - nella ricerca di una soluzione al problema della scarsità di risorse idriche nel bacino della Val D’Enza - le ipotesi di riduzione del fabbisogno idrico agricolo, e in particolare se sia stata considerata l’ipotesi di promuovere la conversione dei sistemi di irrigazione dall’attuale sistema a scorrimento a sistemi più moderni ed efficienti, che potrebbero rendere superflua la costruzione di un grande invaso; e se siano previste azioni, finanziamenti o altra forma di incentivazione rivolta agli agricoltori per promuovere la diffusione, anche per i prati stabili, di sistemi di irrigazione più moderni ed efficienti;

̶            se nella richiesta di finanziamento dello studio di fattibilità dell’invaso sia stata considerata la necessità di manutenzione del futuro invaso, quantificata in 4 milioni l’anno nello studio di AdBPO, e se sia corretto ipotizzare che tale onere ricadrebbe sul Consorzio di Bonifica Emilia Centrale;

̶            in base a quali valutazioni il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale ha ritenuto di inserire, nella richiesta di finanziamento, un riferimento alla necessità di sostituire le fonti di acqua potabile della provincia di Parma; se Iren, il gestore del servizio idrico integrato cui afferisce anche la città di Parma, abbia sollevato il problema o sollecitato un intervento; infine, se vi siano studi, accordi o scambi di informazioni tra il Consorzio di Bonifica e Iren a sostegno di questa richiesta.

 

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