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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 3386

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Oggetto:
Testo presentato:
3386 - Interpellanza sull'utilità di introdurre un'etichettatura dei prodotti che dia conto della loro impronta ecologica coprendo gli aspetti nutrizionali, climatici, ambientali e sociali dei prodotti. A firma della Consigliera: Gibertoni

Testo:

Interpellanza

 

Visti

 

̶            la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio “Costruire il mercato unico dei prodotti verdi. Migliorare le informazioni sulle prestazioni ambientali dei prodotti e delle organizzazioni”, del 9 aprile 2013, che mira a migliorare le informazioni sulle prestazioni ambientali dei prodotti e delle organizzazioni e a tal fine la Commissione Europea propone due metodologie che consentono di misurare l’Impronta Ambientale rispettivamente, dei Prodotti (Product Environmental Footprint, PEF) e delle Organizzazioni (Organisation Environmental Footprint, OEF);

̶            la Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione, del 9 aprile 2013, relativa all’uso di metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni;

̶            l’articolo 21, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” che ha istituito lo schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, denominato “Made Green in Italy”, stabilendo che con Regolamento del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, avrebbero dovuto essere definite le modalità di funzionamento di tale schema;

̶            il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del 21 marzo 2018, n. 56, recante “Regolamento per l'attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei prodotti, denominato “Made Green in Italy”, di cui all’articolo 21, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221”;

̶            la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, del 20 maggio 2020, recante “Una strategia “Dal produttore al consumatore” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente”, in particolare il punto 2 “Costruire una filiera alimentare che funziona per i consumatori, i produttori, il clima e l’ambiente” con cui “L’Unione Europea si propone di ridurre l’impronta ambientale e climatica del suo sistema alimentare” e “fare in modo che la filiera alimentare, che abbraccia la produzione, il trasporto, la distribuzione, la commercializzazione e il consumo di prodotti alimentari, abbia un impatto ambientale neutro o positivo, preservando e ripristinando le risorse terrestri, marine e di acqua dolce da cui il sistema alimentare dipende, contribuire a mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ai loro effetti, proteggere i terreni, il suolo, l’acqua, l’aria, la salute delle piante e la salute e il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità”;

̶            il “Programma per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare per il triennio 2020-2022” approvato dall'Assemblea Legislativa regionale il 23 giugno 2020 in attuazione dell’art. 3 della legge regionale 4 novembre 2002, n. 29, che mira alla promozione di un consumo alimentare consapevole;

 

premesso che

 

̶            l’impronta ecologica è un indice statistico che confronta il consumo umano di risorse naturali di una certa porzione di territorio, per esempio un’area urbana, con la capacità della Terra di rigenerarle, stimando l’area biologicamente produttiva (di mare e di terra) necessaria a rigenerare le risorse consumate e ad assorbirne i rifiuti;

̶            l’impronta ecologica, in particolare, può essere vista come un indice statistico creato per definire quanto territorio biologicamente produttivo (o biocapacità) è utilizzato per produrre un certo alimento, infatti, alimentandoci consumiamo cibo e per produrlo sfruttiamo una parte dell’ambiente in cui viviamo, quindi, è come se lasciassimo un’impronta sulla Terra, rendendola non più utilizzabile per altri scopi, nemmeno per produrre nuovi alimenti;

̶            nell’ambito della sopra citata strategia europea “Dal produttore al consumatore per dare ai consumatori gli strumenti necessari per compiere scelte alimentari consapevoli, sane e sostenibili, la Commissione europea proporrà un’etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore dell'imballaggio obbligatoria e armonizzata e valuterà la possibilità di proporre l’estensione a determinati prodotti dell’obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza, tenendo pienamente conto degli impatti sul mercato unico, inoltre, la Commissione valuterà possibili modalità per l’armonizzazione delle dichiarazioni ambientali volontarie e per la creazione di un quadro per l’etichettatura di sostenibilità che, in sinergia con altre iniziative pertinenti, contempli gli aspetti nutrizionali, climatici, ambientali e sociali dei prodotti alimentari e la Commissione esaminerà, altresì, nuove modalità per fornire informazioni ai consumatori tramite altri canali, compresi quelli digitali, al fine di migliorare l’accessibilità delle informazioni alimentari, in particolare per le persone con disabilità visive;

 

considerato che

 

̶            si calcola che la filiera generale della produzione del cibo sia tra i settori economici meno sostenibili, responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra del mondo, in particolare, il consumo pro-capite di carne continua ad aumentare, al prezzo di un alto impatto ambientale, infatti, il 36% di tutti i cereali prodotti al mondo viene impiegato per produrre carne, il 18% delle emissioni globali di gas ad effetto serra (GHG) può essere attribuita alla produzione animale, più di due terzi dell’energia viene spesa per produrre e trasportare il mangime per gli animali, ed una grande quantità di fertilizzanti è impiegata per la produzione di cereali destinati all’alimentazione animale;

̶            l’introduzione di una etichettatura contenente l’impronta ecologica del prodotto costringerà, inevitabilmente, ad una analisi economica ed ambientale dei modelli della filiera agroalimentare e ad una ricostruzione esatta della catena dei valori che potrà diventare maggiormente trasparente e, in parallelo, sarà svolta la necessaria valutazione dell’impatto ambientale di cui dare conto al consumatore.

 

Interpella la Giunta regionale per sapere:

 

̶            se non ritenga utile ed opportuno anticipare ed agevolare, anche su base regionale e volontaria, l’introduzione della etichettatura degli alimenti recante la loro impronta ecologica ed assumere tutte le iniziative possibili al fine di prepararsi, sperimentare, anche su larga scala, e rendere già attuabile dall’oggi l’obiettivo di etichettare i prodotti alimentari al fine di consentire ai consumatori di scegliere un’alimentazione sana e sostenibile con un’etichettatura nutrizionale e con una etichettatura dei prodotti che dia conto della loro impronta ecologica coprendo gli aspetti nutrizionali, climatici, ambientali e sociali dei prodotti, questa ottica promuovere azioni concrete, anche nell’ambito dei sistemi incentivanti dei programmi europei, a partire dal Programma di sviluppo rurale, ma non solo, affinché le filiere agro alimentari regionali aderiscano ad un sistema di etichettatura che contempli l’impronta ecologica, in particolare, si chiede se non ritenga utile introdurre e promuovere, già nel corrente “Programma per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare per il triennio 2020-2022”, l’inserimento di prodotti alimentari a bassa impronta ecologica nella ristorazione collettiva pubblica.

 

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