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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 3402

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Oggetto:
Testo presentato:
3402 - Interrogazione a risposta orale in commissione per conoscere i motivi del drastico calo di ospiti nelle Rsa e Hospice tra il 2020 e il primo trimestre 2021 e per conoscere le modalità organizzative adottate dai relativi gestori per garantire ai familiari degli ospiti il diritto di visita dei propri cari. A firma dei Consiglieri: Facci, Liverani, Catellani, Bargi, Occhi, Rainieri, Rancan, Pelloni, Bergamini, Pompignoli, Marchetti Daniele, Stragliati, Delmonte, Montevecchi

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

I sottoscritti consiglieri

 

Premesso che

̶            In base al più recente aggiornamento[1], in Emilia-Romagna sono presenti 414 Case Residenza per Anziani non autosufficienti, di cui 338 accreditate (21.205 posti totali, di cui 16.294 accreditati); 106 Centri Socio-Riabilitativi Residenziali per persone disabili, di cui 88 accreditati (1.651 posti totali, di cui 1.236 accreditati); 188 Case di riposo/case albergo per anziani (6.252 posti); 138 Comunità alloggio (1.827 posti); 397 Piccole strutture/comunità di tipo familiare per anziani (2.285 posti); 126 Piccole strutture/comunità di tipo familiare per persone disabili (688 posti).

̶            Secondo i dati elaborati dalla Regione Emilia-Romagna (Flusso Assistenza Residenziale – FAR- calcolati in base al distretto Ausl di riferimento[2]), nell’anno 2015 gli ospiti delle strutture dell’assistenza socio-sanitaria integrata erano complessivamente n° 31.388 (di cui 26.474 nelle strutture residenziali e 4.914 negli Hospice), 28.419 nell’anno 2020 (23.442 nelle RSA e 4.977 negli Hospice), mentre nei primi tre mesi del 2021 sono risultati solamente 16.324, di cui 15.105 nelle RSA e 1.219 negli Hospice.

̶            Tra il 2020 ed il primo trimestre 2021, quindi, all’interno delle strutture residenziali assistite e degli Hospice, il numero degli ospiti si è drasticamente ridotto di circa il 43%, e questo dato risulta assolutamente allarmante, e dovranno esserne adeguatamente indagate ed accertate le cause.

 

Premesso inoltre che

̶            Recenti studi sulla diffusione e l’impatto del Covid-19 nelle RSA[3] hanno evidenziato come nel 60% di queste ultime non vi sia stata alcuna consulenza ad hoc, né per la gestione dei residenti, né più in generale per la prevenzione e la gestione delle infezioni.

̶            Inoltre, è emerso che durante la “prima ondata” della pandemia l’8,5% degli anziani in RSA è deceduto a causa del virus SARS-CoV-2, con una marcata differenza nei tassi di mortalità tra le diverse regioni.

̶            Confrontando i decessi con i tassi della popolazione anziana nazionale (età media 77 anni), risulta che la mortalità in RSA sia stata molto più elevata rispetto alla popolazione anziana nazionale.

̶            Infine, va considerato anche il fatto che l’ISS ha rilevato una quota consistente di decessi tra i residenti in RSA (34%) che riportavano solo sintomi simil-influenzali.

̶            un ulteriore aspetto analizzato è stato quello della vulnerabilità degli anziani residenti in RSA. L'avanzare dell'età, la presenza di condizioni croniche (ad es. cardiopatia ischemica, diabete e cancro) e il vivere in un ambiente comune con altre persone a rischio, sono stati segnalati come fattori di rischio rilevanti nel contrarre epidemie.

̶            Inoltre, poiché il personale della RSA lavora spesso in più strutture, inclusi ospedali e case di cura private, il rischio di diffondere il virus è drasticamente aumentato, stante lo stretto contatto, insieme a una maggiore vulnerabilità dei residenti all'interno delle RSA. 

̶            Tuttavia, gli approfondimenti di studio della problematica hanno evidenziato come il personale, il cui ruolo è centrale nel contenere l'infezione, non sia stato adeguatamente supportato e formato, così da contribuire a determinare la drammatica escalation dei contagi nelle RSA.

̶            Infine, gli alti tassi di mortalità che si sono osservati nelle RSA durante la pandemia hanno innescato un dibattito sull'organizzazione e la gestione complessiva di queste strutture, sui rapporti paziente-personale, sulle competenze del personale sanitario e, più in generale, sulle risorse stanziate dal sistema sanitario italiano in questo settore.

 

Considerato che

̶            nelle Rsa è stato di fatto compromesso il diritto delle persone anziane o comunque disabili, ivi ospitate, di ricevere vicinanza ed affetto dai propri cari (circostanza che rappresenta senza dubbio anche una compromissione del più ampio diritto della persona ai rapporti etico-sociali, costituzionalmente garantito (art. 29 e ss. Cost.), stante il divieto di accesso alle visite, e comunque il loro contingentamento, perpetrato fin dall’inizio della pandemia, con la motivazione dell’esigenza di prevenzione del contagio;

̶            lo stesso Gruppo di lavoro ISS Bioetica COVID-19, in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha recentemente proposto una riflessione etico-giuridica sulla tutela dei residenti nelle strutture socio-sanitarie (“Assistenza sociosanitaria residenziale agli anziani non autosufficienti: profili bioetici e biogiuridici”), con l’intento di favorire, anche in condizioni emergenziali, pratiche uniformi che pongano al centro la persona e i suoi bisogni, sulla considerazione che qualunque forma di istituzionalizzazione può porre a rischio la salvaguardia dei beni essenziali e il rispetto dei diritti delle persone assistite[4].

̶            nonostante le indicazioni fornite dal Ministero della Salute in data 30 novembre 2020 (e nonostante le indicazioni della stessa Regione, con le quali si invitavano i soggetti gestori, al fine di garantire le visite dei familiari in sicurezza, “a richiedere alle Aziende Usl la possibilità di utilizzare i test antigenici rapidi per i visitatori degli ospiti delle proprie strutture, secondo le modalità operative concordate con le Ausl, che garantiscono anche la possibilità di formare e abilitare operatori sanitari delle strutture stesse”; cfr. risposta ad atto ispettivo AL/2021/7413 del 22/03/2021), finalizzate a garantire la ripresa delle visite dei parenti agli ospiti delle strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice nel territorio regionale, i responsabili delle strutture Rsa hanno continuato a non adottare i piani visite per garantire la ripresa dei contatti con i parenti.

 

Considerato inoltre che

̶            a seguito di richiesta ex art. 30, comma 3, Statuto, e art. 119, comma 1 del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa, finalizzata ad ottenere dalle varie Direzioni delle Aziende sanitarie della Regione i piani predisposti per gli accessi dei visitatori alle strutture residenziali socioassistenziali e/o sociosanitarie, è emerso come la Regione non avesse mai avuto la disponibilità dei piani visite delle strutture non gestite direttamente, e quindi di tutte quelle accreditate.

̶            In tal modo, la Regione ha confermato di non essere a conoscenza dei “piani visite” delle strutture non a gestione diretta (e quindi di centinaia e centinaia di strutture accreditate presenti sul territorio regionale), nonostante avesse precedentemente ribadito la necessità della loro adozione, che prevedesse altresì l’utilizzo dei test antigenici rapidi per i visitatori degli ospiti.

 

Rilevato che

̶            nei giorni scorsi il Ministero della Salute ha adottato nuove disposizioni[5] per permettere e disciplinare l’accesso di familiari e visitatori alle  strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti, e comunque in tutte le strutture residenziali di cui al capo IV “Assistenza sociosanitaria” e di cui all’art. 44 “Riabilitazione e lungodegenza post-acuzie” del DPCM 12.1.2017 e le strutture residenziali socio-assistenziali.

̶            Secondo tali disposizioni, la programmazione delle visite deve considerare le condizioni dell'ospite (età, fragilità, stato immunitario) e del visitatore, nonché le caratteristiche logistiche della struttura stessa e le mutabili condizioni epidemiologiche (proprie della struttura e del suo territorio di ubicazione e del territorio di provenienza del visitatore o del territorio di destinazione dell'ospite in uscita).

̶            La pianificazione degli accessi e delle uscite deve anche tenere in debita considerazione non solo i bisogni clinico-assistenziali-terapeutici dell'ospite, ma anche quelli psicologici, affettivi, educativi e formativi.

̶            Non da ultimo, anche le istanze dei familiari/visitatori con riferimento alla sfera relazionale-affettiva possono rappresentare un valido strumento decisionale nella pianificazione delle visite e delle uscite, affinché il protrarsi del confinamento degli ospiti/pazienti nelle strutture residenziali per causa del distanziamento sociale imposto dalla pandemia non debba mai configurare una situazione di privazione de facto della libertà delle persone stesse.

̶            Inoltre, la nuova ordinanza prescrive che

̶            E’ quindi evidente come non sia più possibile che si verifichi una situazione quale quella precedentemente dichiarata dalla Regione Emilia-Romagna, in cui la non conoscenza dei piani visite adottati dalle varie strutture (nel caso specifico, quelle non gestite direttamente dalla Regione) – se e come presenti - è stata di fatto colpevolmente permessa e tollerata.

 

Tutto ciò premesso,

 

i sottoscritti consiglieri

 

interrogano

 

la Giunta per conoscere :

 

  1. i motivi per i quali il numero degli ospiti delle Rsa e Hospice, dal confronto dei flussi FAR tra il primo trimestre 2021 ed il 2020, risulti praticamente dimezzato, se tale andamento non abbia in qualche modo destato preoccupazione e allarme, e quali siano le azioni che si intendono adottare;
  2. alla luce delle nuove disposizioni introdotte a livello ministeriale con l’ordinanza 8.5.2021, come intenda la Regione esercitare la dovuta attività di verifica e controllo su tutte le strutture interessate, e, in particolare, come intenda acquisire – ed in quali tempi - la documentazione attestante  le modalità organizzative adottate dai relativi gestori per garantire realmente ai familiari degli ospiti il diritto di visita dei propri cari.

 


[1]https://salute.regione.emilia-romagna.it/notizie/regione/2020/aprile/coronavirus-strutture-per-anziani-e-disabili-cra-tutti-gli-interventi-per-interrompere-la-catena-del-contagio

[2] Flusso FAR Residenze (regione.emilia-romagna.it)

[3] http://www.valoreinrsa.it/news/421-diffusione-epidemia-covid-19-e-mortalita-in-rsa-alcune-riflessioni.html

[4] https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+6_2021.pdf/e88824c0-463b-cd6d-8e95-dcee45e98f5a?t=1615993791629

[5] https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_5476_0_file.pdf

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