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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 3477

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Oggetto:
Testo presentato:
3477 - Interpellanza circa i decreti del ministro per la Transizione Ecologica riguardanti la messa in produzione del giacimento di gas "Teodorico" e il pozzo esplorativo di Masi Torello. A firma della Consigliera: Gibertoni

Testo:

Interpellanza

 

Visti

 

        il Decreto del Ministro della Transizione Ecologica di concerto con il Ministero della Cultura n. 116, del 29 marzo 2021, recante “Messa in produzione del giacimento Teodorico, nella Concessione di Coltivazione “d 40 A.C-.PY””;

        il Decreto del Ministro della Transizione Ecologica di concerto con il Ministero della Cultura n. 143, del 15 aprile 2021, recante “Pozzo esplorativo MALERBINA 1 DIR nell’ambito del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato PORTOMAGGIORE” nella frazione di Masi San Giacomo, all’interno del territorio del Comune di Masi Torello, in Provincia di Ferrara;

        il Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse, Anno 65, n. 3 del 31 marzo 2021 e il Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse, Anno 65, n. 4 del 30 aprile 2021;

 

premesso che

 

        la Concessione di Coltivazione “d 40 A.C-.PY”, denominata “Teodorico” apparteneva alla categoria delle Istanze di concessione di coltivazione in mare ed era stata presentata il 6 agosto 2015 e la sua autorizzazione alla messa in produzione comporterà la realizzazione e perforazione di due pozzi;

        il nuovo Ministro della Transizione Ecologica ha dato un deciso e fattivo contributo alle attività di estrazione di idrocarburi, venendo incontro alle pressanti richieste del mondo dei petrolieri, infatti, come si può leggere negli ultimi numeri del Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse sono queste le concessioni di coltivazione prorogate:

  1. Proroga della concessione di coltivazione «B.C22.AG» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  2. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «A.C11.AG» della società ENI p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  3. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «D.C4.AG» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Ionio);
  4. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «A.C13.AS» della società ENI S.p. (offshore – Mar Adriatico);
  5. Proroga quinquennale della concessione di coltivazione «B.C5.AS» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  6. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «A.C12.AG» della società ENI p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  7. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «D.C2.AG» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Ionio);
  8. Proroga quinquennale della concessione di coltivazione «A.C8.ME» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  9. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «A.C14.AS» della società ENI S.p. (Perforazione pozzo “Calipso 5 Dir” – offshore – Mar Adriatico);
  10. Proroga decennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «A.C17.AG» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  11. Proroga quinquennale della concessione di coltivazione «CERVIA MARE» della società ENI S.p.A. (offshore – Mar Adriatico);
  12. Proroga quinquennale e riperimetrazione della concessione di coltivazione «B.C13.AS» della società ENI S.p. (offshore – Mar Adriatico);
  13. Proroga quinquennale della concessione di coltivazione «B.C2.LF» della società ENERGEAN ITALY p.A. (offshore – Mar Adriatico);

 

a queste si devono aggiungere:

 

  1. Rinnovo della concessione mineraria per la coltivazione di idrocarburi gassosi denominata “Vetta” (Emilia-Romagna – prov. di Modena);
  2. Rinnovo della concessione mineraria per la coltivazione di idrocarburi gassosi denominata “Barigazzo” (Emilia-Romagna – prov. di Modena);
  3. Progetto di messa in produzione del pozzo a gas naturale “Podere Maiar 1dir” nell’ambito della concessione di coltivazione “Selva Malvezzi” (Emilia-Romagna – prov. di Bologna);
  4. Perforazione del pozzo esplorativo “Lince 1” nell’ambito del permesso di ricerca “G.R13.AG” (Stretto di Sicilia – province di Caltanissetta, Agrigento, Ragusa);
  5. Concessione di coltivazione idrocarburi “Gela” – Attività di work over e di posa condotta per la conversione da produttore a iniettore del pozzo “Gela 57” e relativa messa in esercizio;
  6. Messa in produzione del giacimento convenzionalmente denominato “Teodorico” – Concessione di coltivazione d 40 A.C.-.PY – Zona A Mare Adriatico (prov. Ferrara, Ravenna, Rovigo);
  7. Perforazione del pozzo “DONATA 4 DIR” nella concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi B.C3.AS;
  8. Perforazione del pozzo esplorativo “Malerbina 1 dir” nell’ambito del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi “Portomaggiore” (Emilia-Romagna – provincia di Ferrara);

 

considerato che

 

        la Regione Veneto ha espresso parere sfavorevole al progetto di Messa in produzione del giacimento convenzionalmente denominato “Teodorico” partecipando formalmente con più atti presenti nel procedimento sia sotto forma di osservazioni (8 marzo 2017), sia sotto forma di pareri (6 settembre 2017, 1° giugno 2018 e 24 ottobre 2018) perché, tra gli altri motivi, “il rischio relativo alla subsidenza dell’area oggetto di estrazione è stato sottostimato e la modellistica presentata sarebbe necessario che includa eventuali contributi relativi ad altri impianti di estrazione di gas naturale al fine di valutare efficacemente gli effetti cumulativi, la velocità di abbassamento del suolo purtroppo esprime valori a tutt’oggi preoccupanti e si teme che gli stessi risultino superiori a quelli riportati e considerati nei documenti allegati al progetto”;

        anche il Parco Regionale Delta del Po Veneto ha presentato osservazioni in senso nettamente sfavorevole al progetto di Messa in produzione del giacimento convenzionalmente denominato “Teodorico”, il 6 marzo 2017, in cui si evidenzia come “la sopravvivenza delle attività economiche e la stessa abitabilità di questo territorio dipendono dunque da una incessante attività di gestione delle acque, in un quadro estremamente delicato, ove anche la perdita di pochi centimetri di quota può produrre danni difficilmente valutabili, che immancabilmente ricadono sulla popolazione.” ed inoltre come “nel caso della subsidenza conseguente a depressurizzazione di un giacimento …. l’abbassamento del suolo si manifesta con ritardo … quando questo fenomeno interessa la superficie, o comunque viene riconosciuto, esso è in larga parte ormai irreversibile ed è assolutamente impossibile ritornare alla condizione iniziale.” e passando dalla subsidenza all’inquinamento acustico “L’aumento dell’inquinamento acustico, particolarmente influente sulle specie ittiche, porterà ad un impatto negativo sia sui delfini (Tursiops truncatus) presenti nell’area che sulla tartaruga comune (Caretta caretta) specie marina molto presente nel Mediterraneo ed in particolare nell’Alto Adriatico”, considerazioni tra l’altro riprese in questi giorni nuovamente dagli attuali vertici del Parco, che non hanno potuto non evidenziare il silenzio dell’omologo ente della Regione Emilia-Romagna, nonché della stessa Regione Emilia-Romagna che così concludono: “E’ inoltre stupefacente come le prescrizioni riportate nel decreto ministeriale facciano riferimento a pareri espressi nel 2017 e 2018 non tenendo conto delle mutate situazioni attuali. Parlare di parco unico del Delta del Po quando la posizione della Regione del Veneto e del relativo Ente strumentale Parco del Delta del Po Veneto è diametralmente opposta a quella del Parco Delta del Po emiliano che sulla questione, Ravenna docet, non si è mai espresso risulta alquanto improbabile ed anacronistico.”;

        particolarmente interessanti sono le considerazioni svolte dal Consorzio di Bonifica Delta del Po avente sede nel comune di Taglio Po della provincia di Rovigo, depositate il 30 marzo 2017, che per il loro completezza meritano di essere riportate, infatti in esse si osserva come “E’ evidente che se il giacimento sotterraneo si protendesse verso la costa gli effetti della subsidenza verso la costa dovranno essere analizzati con maggiore cura e conoscenza delle condizioni al contorno e verificate, quindi, da una commissione di veri esperti. … l’Università di Padova ha recentemente verificato che il Delta del Po, nonostante che l’estrazione di metano sia stata sospesa nel 1961, dal 1983 al 2008 è calato da 5 fino a 35 centimetri con andamento crescente nel senso nord-sud.” (cioè proprio in direzione del territorio della Regione Emilia-Romagna nell’area prospiciente ai Comuni di Goro e Comacchio) “Ciò sta a indicare che l’effetto di subsidenza progressivo ed inarrestabile che sta facendo sprofondare di oltre un metro il Lido di Dante nei pressi di Ravenna, non distante dal giacimento oggetto della presente relazione, comporta effetti anche a decine di chilometri di distanza. Questo pone seri dubbi sui risultati dello Studio sulla subsidenza presentato dalla ditta che afferma come l’effetto della subsidenza sia limitato nelle tre dimensioni solo attorno al pozzo. I risultati del modello matematico sono assolutamente fuori da ogni possibile reale conseguenza dell’estrazione di metano e ciò sulla base delle esperienze già fatte sul territorio del Delta del Po che è stato già per decenni oggetto di estrazioni di metano e quindi di subsidenza. e conclusioni dello studio prodotto dalla ditta, infatti indicano una subsidenza massima di 10,5 cm a 20 anni dall’inizio delle attività e un abbassamento di soli 2 cm all’interno delle 12 miglia, abbassamento di 2 cm che racchiude un’area di 35,7 kmq (3.570 ettari). È evidente che tali risultati, prodotti da un modello matematico standard cui basta correggere alcuni dati di input per ottenere il risultato voluto, non è credibile alla luce delle esperienze che il territorio ha vissuto nel passato. Infatti, come precisato a pagina 3 della Relazione Subsidenza presentata dalla ditta, i dati di input sono stati ricavati dal progetto VIDEPI relativo alla messa a disposizione da parte dell’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse con sede presso il Ministero dello Sviluppo Economico della documentazione riguardante i titoli minerari cessati. Sulla base di tali dati di input non possono non sorgere motivati dubbi sulla coerenza dei parametri geognostici utilizzati dalla ditta per “far girare” il modello. Si ricorda che le estrazioni di metano in terra ferma hanno prodotto abbassamenti di 30 centimetri in un solo anno (1957) 200 cm in 10 anni (1951-1960) di 3 metri in 30 anni (1951-1980) e di ulteriori 35 centimetri (1983-2008). Altre esperienze di fronte al lido di Dante, a nord di Ravenna a parità di condizioni al contorno hanno evidenziato nella realtà abbassamenti ben superiori a quelli riscontrati dal modello matematico. In conclusione non è possibile, a fronte delle incongruenze presenti tra il risultato dei calcoli e le esperienze sul territorio, non essere contrari oggi al progetto di sfruttamento di estrazione di metano. E’ necessario che il modello matematico non sia prodotto dalle mani di un vasaio che gli dà la forma voluta. Le conseguenze sul territorio non sono ipotesi, sono danni permanenti causati dalla ottusa cecità che ancora oggi vuole contro ogni evidenza danneggiare il territorio. Il modello matematico dovrà essere sottoposto ad una commissione di veri esperti che ne verifichino i reali risultati, le condizioni al contorno ed i parametri assegnati alle variabili: solo dopo tale verifica sarà possibile esprimere un giudizio serio su un progetto importante. Tale commissione dovrà essere nominata, così come successe nel 1999, da Ministero, Regione, Provincia, Comuni e enti territoriali competenti con l’intento di verificare se la modellistica matematica e le condizioni geotecniche e geologiche siano state correttamente utilizzate al fine di fornire risultati della subsidenza indotta il più coerenti possibile con la realtà. Dal D.M. 3.12.1999 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 29.12.1999 n. 304 “Progetto di sviluppo Alto Adriatico”, si evince che la Commissione trovò non corretta l’applicazione del modello matematico né l’utilizzo delle condizioni geotecniche e geologiche. Accettare i risultati dello Studio subsidenza presentato dalla ditta “Sic et simpliciter” significa nascondere la testa sotto la sabbia e non guardare in faccia alla realtà. Si chiede pertanto di non procedere all’autorizzazione richiesta fintanto che non verranno resi disponibili le necessarie verifiche sul modello matematico, sui risultati e sul confronto delle conseguenze che sfruttamenti simili hanno causato al territorio da apposita commissione.”;

        le osservazioni in senso nettamente contrario, provenienti dal territorio della Regione Emilia-Romagna, alla Messa in produzione del giacimento convenzionalmente denominato “Teodorico” – Concessione di coltivazione d 40 A.C.-.PY – Zona A Mare Adriatico (prov. Ferrara, Ravenna, Rovigo) provengono unicamente dai comuni di Goro e Codigoro e dall’azione meritoria di una privata cittadina ravennate;

        al progetto di perforazione del pozzo in comune di Masi Torello risultano osservazioni e pareri solo da parte del Comune di Masi Torello stesso, da parte del Consorzio di bonifica pianura di Ferrara, in data 3 agosto 2015 e, in pari data, da parte di un rappresentante dell’Associazione Medici per l’Ambiente - ISDE Italia, mentre ha brillato per la sua assenza la Regione Emilia-Romagna, infatti, come si può leggere nel parere n. 2936, del 1° febbraio 2019, della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale – VIA e VAS: “la Regione Emilia-Romagna non ha fatto pervenire il proprio parere in tempo utile per potere essere esaminato nell’Assemblea Plenaria del 6 aprile 2018” e poi anche “in data 23 marzo 2017 era stata convocata una riunione per la quale la Regione Emilia-Romagna ha comunicato la propria indisponibilità”;

        il Comune di Masi Torello è stato lasciato da solo a sostenere le evidenti ottime ragioni contrarie alla perforazione del pozzo esplorativo “Malerbina 1 dir” nell’ambito del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi “Portomaggiore” (Emilia-Romagna – provincia di Ferrara) infatti “non si può escludere, nonostante tutti gli studi effettuati, che le perforazioni per la ricerca e l’eventuale successiva coltivazione di idrocarburi possano determinare e/o accelerare fenomeni di induzione sismica e quelli ben noti di abbassamento del terreno (subsidenza)” così la delibera n. 73, del 31 luglio 2015, della Giunta comunale di Masi Torello in cui si osservava, inoltre, che “l’area oggetto dell’intervento è inserita dall’Autorità di bacino Fiume Po nella categoria di rischio idraulico indicata come fascia C e denominata “Area di inondazione per piena catastrofica” pertanto in tali aree non devono essere autorizzati impianti ed attività come il pozzo esplorativo “Malerbina 1 dir” che potrebbero determinare gravi conseguenze ambientali e sanitarie in caso di inondazione”.

 

Interpella la Giunta regionale per sapere:

 

        quali siano le ragioni per cui la Regione Emilia-Romagna non abbia ritenuto, sostanzialmente, di partecipare al procedimento che ha portato al Decreto del Ministro della Transizione Ecologica di concerto con il Ministero della Cultura n. 116, del 29 marzo 2021, recante “Messa in produzione del giacimento convenzionalmente denominato “Teodorico” – Concessione di coltivazione d 40 A.c.-.PY – Zona A Mare Adriatico (prov. Ferrara, Ravenna, Rovigo” con un parere chiaramente contrario benché quest’ultima si trovasse “prospicente i Lidi Nord di Ravenna” e comportasse la perforazione di due pozzi di sviluppo con la possibilità di perforarne ulteriori due e questo progetto non rientrasse nella sospensiva disposta nelle more della predisposizione del PiTESAI e ciò a differenza della Regione Veneto che ha formulato parere sfavorevole, con delibera di Giunta n. 1462 dell’8 ottobre 2019, e benché sia ormai ben noto che gli abbassamenti dei fondali si propagano radialmente intorno ai pozzi di estrazione del gas e, come dimostrano proprio i rilievi già effettuati nel Ravennate, questi effetti di subsidenza raggiungono decine di chilometri andando a sommarsi ad un quadro già estremamente grave, analogamente, quale siano le ragioni per cui la Regione Emilia-Romagna abbia lasciato solo il Comune di Masi Torello a difendere il territorio del ferrarese da una scelta sciagurata derivante dal Decreto del Ministro della Transizione Ecologica di concerto con il Ministero della Cultura n. 143, del 15 aprile 2021, recante “Pozzo esplorativo MALERBINA 1 DIR nell’ambito del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato PORTOMAGGIORE” nella frazione di Masi San Giacomo, all’interno del territorio del Comune di Masi Torello, in Provincia di Ferrara e che tra l’altro sottintende una transizione ecologica di almeno un altro cinquantennio e se abbia intenzione, finalmente, di attivarsi contro queste insensate scelte del nuovo Ministro della Transizione Ecologica ed in quale modo e con quali atti.

 

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