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Legislatura XI- Atto di indirizzo politico ogg. n. 3537

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione circa l'adozione dell'Atto regionale di coordinamento tecnico relativo al Piano Territoriale Metropolitano. (09 06 21) A firma del Consigliere: Mastacchi

Testo:

Risoluzione

 

(PTM)

 

 

Il sottoscritto Marco Mastacchi Presidente del Gruppo RETE CIVICA Progetto Emilia-Romagna

 

Premesso che

        il 12 maggio 2021 è stato approvato il Piano Territoriale Metropolitano, dopo l’acquisizione del parere motivato del Comitato Urbanistico Regionale e si è aperta un’inedita stagione urbanistica per tutelare il suolo, garantire sicurezza, assicurare inclusione e vivibilità, attrarre investimenti sostenibili e rafforzare la coesione territoriale;

        il parere motivato del Comitato Urbanistico Regionale, se pur favorevole, ha evidenziato diverse lacune nel PTM adottato, che non è risultato adeguatamente sviluppato e necessitava di essere maggiormente approfondito, per rispondere appieno ai suoi obiettivi; un atto troppo complesso anche per gli addetti ai lavori e in molti passaggi ridondante, fuori da un'ottica di semplificazione ed ausilio ad amministrazioni locali professionisti e cittadini;

        in sede di Comitato Urbanistico Regionale, la Città metropolitana ha preso atto di quanto evidenziato dalla Regione Emilia-Romagna e si è impegnata ad adeguare e integrare i contenuti del PTM e ciò ha permesso di superare alcune criticità, che inizialmente erano emerse dalla lettura del PTM adottato il 23 dicembre 2020;

 

Rilevato che

        la sfida che meglio rappresenta l’aspetto innovativo di questo Piano è l’istituzione del Fondo perequativo metropolitano, per il quale tutti gli aspetti relativi alla gestione delle risorse economiche, alle modalità di ripartizione saranno affidati a un Regolamento del Fondo perequativo metropolitano, in fase di approvazione;

        il Piano Territoriale Metropolitano prevede solo un’attività edificatoria, ai fini residenziali, di natura sostanzialmente conservativa, escludendo di fatto tutti i piccoli ampliamenti indispensabili per i contesti rurali e tesi a far permanere sul territorio i nuclei famigliari già insediati, che invece potrebbero presidiare quel territorio e evitare nuove domande abitative aggiuntive e quindi nuovo consumo di suolo;

        pare ragionevole pensare che il PTM non possa escludere comunque il recupero di fabbricati con cambi d’uso da rurale a residenziale, essendo questa materia disciplinata da normativa nazionale, ma abbia di fatto imposto come limite quello di non consentire ampliamenti, nè frazionamenti, dal momento che non rientrano tra le attività elencate nel PTM come ammesse;

        da recenti articoli di stampa il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha annunciato  alcune sue proposte da inserire nel Recovery Plan che prevedono misure per 650 milioni di euro per il restauro del patrimonio costituito dall’edilizia rurale come i casali, depositi agricoli, rustici spesso abbandonati, a cui si aggiunge circa un miliardo di euro per rivitalizzare i borghi compresi quelli abbandonati e inclusi gli alpeggi, considerando quindi il patrimonio italiano come frutto dell’uomo nel contesto della natura, per ridare vita a quella parte d'Italia lontana sia dei grandi centri che dalle coste marine, la più soggetta all'abbandono da parte delle nuove generazioni che non trovano più occasioni di lavoro e prospettive di una futura vita;

 

Atteso che

        la disciplina introdotta dal PTM pur così pervasiva e vincolante, è altresì oggettivamente incompleta, in quanto non è stato ancora emanato il fondamentale Atto regionale di coordinamento tecnico, contenente le linee guida in merito alla tutela e qualificazione paesaggistica e ambientale del territorio rurale, previsto dall’ art. 36, 1° comma della L.R. 24/2017, né è stato definito il Regolamento del Fondo perequativo metropolitano;

        le misure del PTM in regime di salvaguardia, ai sensi del combinato disposto fra le norme del Piano e l’art. 4 comma 4 della L.R. 24/2017, non si applicano per gli interventi diretti in territorio rurale ammessi negli strumenti urbanistici comunali, fino alla fine del periodo transitorio 31/12/2021;

 

Impegna il Presidente e la Giunta Regionale

 

        a prevedere nel proprio Atto regionale di coordinamento tecnico, ancora da emanare, la gestione del periodo intermedio, in quanto visto il particolare momento che stiamo attraversando dovuto alla pandemia COVID-19 e viste le conseguenti difficoltà economiche, che anche le amministrazioni territoriali stanno attraversando, difficilmente tutti i comuni adotteranno i nuovi PUG entro l’anno e sarà quindi fondamentale definire lo spazio entro cui i comuni potranno operare fino all’adozione dei nuovi PUG, con un adeguamento normativo, che in maniera puntuale stabilisca come agire nel periodo intermedio

           ad operare mediante l’Atto regionale di coordinamento tecnico per garantire la possibilità, di poter effettuare piccoli ampliamenti delle proprie abitazioni, per adeguarle alle esigenze di nuclei già insediati nel territorio e contrastare così lo spopolamento e l’abbandono delle aree remote e marginali

 

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