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Legislatura XI- Atto di indirizzo politico ogg. n. 4725

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Governo affinché vengano riattivati i canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico e ad adeguare i propri piani strategici alla luce della recente pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai). (14 02 22) A firma del Consigliere: Lisei

Testo:

RISOLUZIONE

 

l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

 

premesso che

 

        L’Italia brucia circa 70-75 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Da gennaio a settembre abbiamo usato 53,2 miliardi di metri cubi (+6,8% rispetto ai primi nove mesi del 2020), di cui 2,48 (-20,2%) estratti dai giacimenti in pianura padana e dai grandi giacimenti dell’Adriatico, in Basilicata e, in misura contenuta, in Sicilia. Le importazioni vengono soprattutto da Russia, Algeria, via nave al rigassificatore di Rovigo e dal nuovo metanodotto Tap;

        Nel sottosuolo sotto i piedi degli italiani riposano indisturbati almeno 90 miliardi di metri cubi dell’odiosamato metano, il meno inquinante tra i combustibili fossili, il più formidabile nemico del carbone;

        Sotto i mari italiani le riserve di oltre 90 miliardi di metri cubi di metano a basso costo. L'estrazione a 5 centesimi al metro cubo, importazione al costo di 50-70 centesimi;

        Quando non viene bruciato e trafila incombusto da guarnizioni e valvole di metanodotti srotolati per migliaia di chilometri, il metano è uno dei più feroci gas cambiaclima essendo decine di volte più riscaldante rispetto alla CO2 che mettiamo sotto tiro alla Cop26 di Glasgow;

 

preso atto che

 

        Sussiste un grave problema di rincaro energetico che grava in modo significativo su famiglie ed aziende;

        Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, «malgrado gli interventi» ha comunicato che per tutto il primo trimestre del 2022, le bollette della luce costeranno il 55 per cento in più, mentre quelle del gas subiranno un rincaro del 41,8 per cento;

        Il Governo italiano ha messo in atto provvedimenti “tampone” costati circa 8 miliardi i quali però hanno determinato un abbassamento del “caro bollette” in misura non significativa per i cittadini. Come sottolineato da Arera l’intervento dell’esecutivo ha scongiurato aumenti in bolletta più elevati, che «avrebbero portato a un aumento del 65 per cento la bolletta dell’elettricità e del 59,2 per cento quella del gas»;

        E’ vero che per i nuclei familiari in difficoltà economica (circa 2,5 milioni di famiglie) sono stati aumentati i bonus sociali secondo quanto previsto dalla Manovra 2022, in cui l’esecutivo ha ridotto l’Iva sul gas al 5 per cento per il primo trimestre, a cui vanno aggiunti i 3.8 miliardi di euro stanziati contro i rincari ed inoltre, è stata aperta la possibilità di rateizzazione delle bollette qualora i clienti domestici si dovessero trovare in condizione di non riuscire a pagare le bollette, con un sostegno di 1 miliardo di euro sempre inserito nella legge di bilancio 2022, ma secondo le stime sempre di Arera, gli aumenti delle bollette dell’elettricità per il primo trimestre 2022, per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il primo aprile 2021 e il 31 marzo 2022) ammonteranno a circa 823 euro, e corrispondenti a un incremento di circa 334 euro annui rispetto all’anno precedente, cioè il 68 per cento. Per quanto riguarda le bollette del gas, invece, la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.560 euro, corrispondenti a 610 euro annui in più rispetto al 2021, pari al 64 per cento;

        Gli effetti più gravi si avranno proprio sulle attività produttive, in particolar modo sulle piccole imprese e sugli artigiani - denuncia Consumerismo. Bar, pizzerie, ristoranti, artigiani e piccoli negozi, che usano elettricità e gas come fonti per la loro attività produttiva, saranno i più colpiti dall'aumento delle tariffe e saranno costretti ad adeguare i prezzi praticati al pubblico per non subire perdite. I rincari applicati sui prezzi potrebbero raggiungere quota +15% nel corso del nuovo anno. In base alle elaborazioni di Consumerismo No Profit, per le attività produttive con consumi fino a 15 kWh di Energia e 5000 mc di gas, la bolletta annua della luce rischia di raggiungere in media i 4.200 euro ad esercizio nel corso del 2022, mentre quella del gas potrebbe toccare il record di 7.000 euro, per un totale di 11.200 a impresa rispetto agli 8.500 euro del 2020;

        Come evidenziato da Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori: «Sarà una stangata senza precedenti che rischia di diventare una Caporetto per famiglie e piccole e medie imprese». Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, qualora i prezzi non dovessero subire variazioni, ciascun nucleo familiare spenderà 441 euro in più per le bollette dell’elettricità e 567 euro in più per il gas. In totale ammonterebbe dunque a 1.008 euro in più di spese per le bollette per ciascuna famiglia. «Sono rincari record – prosegue Vignola – Mai, dal gennaio 2003, si sono verificati rialzi così elevati. Ora il Governo, come promesso da Draghi, deve abbassare le bollette prendendo i soldi da quei produttori che hanno fatto extraprofitti fantastici perché hanno prodotto energia a basso costo, rivendendola poi ai prezzi lunari di mercato, facendo speculazioni belle e buone»;

        Tali costi sono in particolar modo ricaduti sulle aziende maggiormente energivore che si trovano nella paradossale situazione che maggiore è l’aumento di produzione maggiori sono le perdite, come peraltro evidenziato nel convegno di Torbole in presenza dell’Assessore Colla;

        La nostra regione è particolarmente caratterizzata da insediamenti produttivi, quali ad esempio le vetrerie, la ceramica o la cantieristica che rischiano la chiusura con significative perdite non solo di professionalità di eccellenza e di un artigianato che ha sempre caratterizzato il nostro manufatturiero, ma anche in termini economici di PIL e posti di lavoro;

 

considerato che

 

        Il Pitesai è un piano regolatore introdotto dal Governo Conte acronimo di «Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee», anche noto come piano regolatore delle trivelle, ma diventato nella realtà uno strumento per impedire in modo discreto lo sfruttamento dei giacimenti nazionali;

        Secondo uno studio presentato al dibattito sul Pitesai da Assorisorse, che riunisce l’industria mineraria, sui soli giacimenti di gas dell’Emilia-Romagna sia in terraferma e sia in Adriatico bisognerebbe investire 322 milioni per raddoppiare da 800 milioni a 1,6 miliardi di metri cubi l’anno l’ormai stanca produzione.

        Per estrapolazione, in Italia servirebbe un paio di miliardi per estrarre circa 10 miliardi di metri cubi l’anno per dieci anni. Risultati lontani dai 17 miliardi del 2000, ma darebbero un contributo alla manodopera nazionale, alle imprese, alle casse dello Stato e alla lotta contro emissioni che scaldano il clima, invece di prendere la rotta estera per pagare importazioni lungo migliaia di chilometri di tubature ad alto impatto climatico;

        Non si tratta di perforare nuove riserve, ma solamente di aggiornare gli impianti dei giacimenti ancora attivi e di riattivare le riserve ferme da anni. Alcune riserve sono ormai secche, ma diversi giacimenti sono ancora pieni di gas, ma sono bloccati da anni per norme, ricorsi, divieti e moratorie;

        Parte solamente Argo-Cassiopea, nel Canale di Sicilia dove l’Eni avuto il via libera avvia lavori per 700 milioni, che per un decennio darà un miliardo di metri cubi di gas in più l’anno, ma sono ancora fermi, sepolti, intoccabili, i 30 miliardi di metri cubi di metano sotto al fondale dell’alto Adriatico;  

 

rilevato che

 

        L’Alto Adriatico detiene depositi naturali immensi di metano e consente facili estrazioni, ma nonostante ciò l’estrazione è praticamente ferma, mentre la Croazia trivella di fronte alle nostre coste;

        I dubbi su fenomeni di subsidenza per le perforazioni off-shore (marine) al momento non trovano conferma stante la presenza nel mondo di 3 milioni di pozzi attivi (in Italia sono 200), ma non si sono mai registrati fenomeni di pericolosità negli ultimi 50 anni;

        Eventuali pericoli di subsidenza sarebbero comunque non elidibili alla luce dell’importane attività che viene comunque svolta nel Mare Adriatico a poche miglia dalla nostra costa ovvero in Croazia;

        Una estrazione massiccia di gas metano in Italia potrebbe portare anche ad un risparmio sull’energia elettrica, infatti si stima che il 50% dell’energia elettrica prodotta poggia sull’utilizzo del gas. La produzione interna eviterebbe i costi dell’acquisto dalla rete di oltre 5mila chilometri da Libia e Russia;

        Non sono necessarie nuove piattaforme essendo riutilizzabili al 90% le strutture esistenti riadattandole con tecnologie all’avanguardia e che consentirebbe nuove estrazioni e maggiormente sicure;   

 

atteso che

 

        Recentemente sono stati emanati i decreti di Valutazione di impatto ambientale (Via) dal Ministero della Transizione ecologica Roberto Cingolani e riguardano altrettanti rinnovi di concessioni, progetti di messa in produzione di pozzi e di perforazione, sia su piattaforma sia onshore;

        I decreti riguardano anche le Via relative al rinnovo delle concessioni minerarie Barigazzo’ e ‘Vetta’, entrambe in Emilia-Romagna, per la coltivazione di idrocarburi gassosi, i progetti di messa in produzione del pozzo a gas naturale ‘Podere Maiar 1dir’ (nell’ambito della concessione di coltivazione ‘Selva Malvezzi’, sempre in Emilia- Romagna) e del giacimento per la coltivazione di idrocarburi ‘Teodorico’, fra l’Emilia- Romagna e il Veneto;

        Al netto di quanto determinato in merito alla messa in produzione di nuovi pozzi di perforazione esistono pozzi attualmente inattivi anche a causa della grande incertezza in merito alla volontà pubblica e che invece potrebbero essere utilizzati per garantirci una importantissima fonte di approvvigionamento;

        Nonostante il grande ritardo nella valutazione ambientale strategica del ‘Pitesai’, l’estrazione di gas è compatibile con la strategia marina europea che chiede che vengano messi a sistema i diversi usi del mare;

        Per quanto riguarda i giacimenti in mare, il piano regolatore dovrà integrarsi infatti con l'intera pianificazione marina imposta dalla Ue;

        La recente pubblicazione del Pitesai ha di fatto sbloccato l’estrazione di gas metano in adriatico;

 

considerato infine che

 

        E’ assolutamente necessario perseguire obbiettivi di miglioramento ambientale, di transizione energetica, decarbonizzazione e sostenibilità, ma ciò non può ignorare che deve necessariamente coesistere con la sostenibilità sociale ed economica;

        E’ utile in questo senso sfruttare al meglio le risorse disponibili sia mediante una diversificazione delle fonti energetiche sia per garantire livelli di produzione interna di energia che non ci vincolino completamente all’importazione da paesi terzi (peraltro spesso criticati per le violazioni di diritti umani);

        È condivisibile quanto evidenziato dallo stesso ’Assessore Colla: Dobbiamo dire la verità: macchine avanti tutta sulle rinnovabili ma la transizione è anche nel gas” ed inoltre: Vanno date le concessioni per utilizzare i canali di estrazione già esistenti, senza farne di nuovi. Siamo nella condizione in cui nell’Adriatico la cannuccia della Croazia tira e la nostra è ferma. E le major che hanno contratti già fissati in Europa e in Italia non devono fare speculazioni.”.

 

Impegna la Giunta regionale

 

        A proseguire nel sollecitare il Governo italiano alla riattivazione dei canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico;

        Ad impegnarsi in tutte le sedi per la riattivazione dei canali di estrazione di gas esistenti in Adriatico;

        Ad adeguare i propri piani strategici alla luce della recente pubblicazione del Pitesai;

        Ad adottare ogni iniziativa utile, anche economica per la riattivazione dei canali di estrazione esistenti.

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