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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 4844

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Oggetto:
Testo presentato:
4844 - Interrogazione a risposta orale in commissione sull'attività del "Presidio Organizzativo sul Climate Change" e sull'opportunità che la Regione Emilia-Romagna predisponga una metodologia per la valutazione ex ante degli specifici effetti climatici delle delibere e degli atti di programmazione. A firma della Consigliera: Zamboni

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Visto

 

        l'articolo 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) che fa della lotta al cambiamento climatico un obiettivo esplicito della politica dell'UE in materia di ambiente;

        la Deliberazione di Giunta Regionale N. 1391 del 5 agosto 2019 “Dichiarazione di emergenza climatica e ambientale quale assunzione di consapevolezza e responsabilità politica, per il coordinamento e rafforzamento delle politiche, azioni e iniziative volte al contrasto del cambiamento climatico”;

        la Delibera della Giunta regionale n. 1899 del 14 dicembre 2020 con la quale è stato approvato il "Patto per il Lavoro e per il Clima" i cui obiettivi principali sono: generare lavoro di qualità, contrastare le diseguaglianze e accompagnare l'Emilia-Romagna nella transizione ecologica, contribuendo a raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;

 

Premesso che

 

        i cambiamenti climatici in corso causati dalle attività antropiche e dall'attuale modello di sviluppo costituiscono una seria minaccia per la sopravvivenza dell’umanità sul Pianeta in termini, tra l’altro, di disponibilità di acqua e di produzione alimentare, e di prosecuzione delle attività economiche. Le conseguenze a breve termine dei cambiamenti climatici possono, oltretutto, destabilizzare la comunità internazionale, alimentando tensioni e conflitti, oltre che aumentare il numero dei profughi climatici ed incrementare esponenzialmente i flussi migratori;

        come sottolineato dal Gruppo intergovernativo per i cambiamenti climatici (IPCC) delle Nazioni Unite nel Rapporto speciale sul clima, pubblicato nell'ottobre del 2018, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede cambiamenti rapidi, lungimiranti, senza precedenti ed oltremodo necessari se si considera che l'aumento di temperatura media globale di 1° grado centigrado ha già determinato gravi conseguenze, come l'incremento di eventi meteo estremi, l'innalzamento del livello del mare, la straordinaria contrazione del ghiaccio marino artico;

        l'accordo di Parigi sul clima, firmato il 12 dicembre 2015 da 195 paesi nell'ambito della Cop 21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, si pone l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media globale entro un grado e mezzo rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale e di garantire un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi necessario ad indirizzare i singoli contributi nazionali verso le finalità condivise;

        il processo attuativo dell'accordo di Parigi registra ritardi, confermati dalla più recente Conferenza sul clima (COP26) tenutasi a Glasgow nel novembre 2021 che ha evidenziato la scarsa disponibilità dei Paesi ad assumere e mettere in pratica con efficacia gli impegni assunti in un contesto normativo non sufficientemente vincolante alla luce della gravità dell'evoluzione climatica in corso;

        solo l'Unione Europea procede a darsi obiettivi ambiziosi e con la Legge sul Clima approvata nel 2021 ha fissato al 2050 il target della neutralità carbonica, alzando al 2030 l’asticella del taglio delle emissioni di gas serra al 55% rispetto ai livelli del 1990 (l’Europarlamento aveva chiesto di alzarlo al 65%);

        i dati italiani aggiornati da Ispra (Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2018. National Inventory Report 2020) danno per il 2017 una media nazionale di 7,1 tonnellate pro capite al lordo degli assorbimenti forestali (nette 6,8) e per il 2015 7,2 (nette 6,5);

        per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, i dati dell'inventario Arpae registrano emissioni di CO2 equivalente pari a 8,4 tonnellate a persona nel 2017 (erano 8,6 nel 2015). Questi dati evidenziano una modesta tendenza alla diminuzione (- meno 0,1 all’anno), sicuramente insufficiente a garantire il raggiungimento dell’obiettivo della neutralità carbonica a metà secolo fissato sia da Onu e Ue sia dal Patto per il Lavoro e il Clima della nostra regione (con questi ritmi si arriverebbe sì e no a un calo del 50% a metà secolo);

        più in dettaglio, le emissioni regionali di gas serra da inventario Arpae 2017 risultano pari a complessivi 31,2 milioni di tonnellate di CO2 (32,3 nel 2015), mentre il metano totalizzava 161 migliaia di tonnellate (contro 158 nel 2015), e il protossido di azoto 6,8 kton (contro 7,2 nel 2015). Ricalcolando in termini di CO2 equivalente questi ultimi due gas, di prevalente origine agricola, si ottengono ulteriori 6,5 milioni di tonnellate di CO2eq. Gli assorbimenti forestali di CO2 del 2017 risultavano pari a 4,3 milioni di tonnellate (erano 3,8 nel 2015 con un incremento del 6,1% nel biennio);

 

Premesso inoltre che

 

        la Regione Emilia-Romagna riconosce il contenimento della crisi climatica e dei suoi impatti come suo compito strategico;

        come tante altre Amministrazioni, la Regione Emilia-Romagna ha deliberato prima in assemblea legislativa e poi in Giunta l’emergenza climatica;

        la Giunta regionale, con la Dichiarazione di emergenza climatica e ambientale (Deliberazione n. 1391 del 5 agosto 2019) ha deciso:

        -di aderire all’allarme lanciato da giovani e giovanissimi di tutto il mondo con il movimento “Fridays For Future” che chiedono di raggiungere l’obiettivo di zero emissioni al 2030 per fronteggiare la situazione grave in cui si trova il pianeta; un allarme che riprende quanto la comunità scientifica internazionale sostiene da tempo sulla pericolosità a cui sono esposte le prossime generazioni in conseguenza dei cambiamenti climatici e sulla necessità di intervenire rapidamente e con azioni efficaci per modificare le attuali emissioni di CO2;

        -di dare seguito a quanto richiesto anche dall’OdG n° 8696 approvato dall’ Assemblea Legislativa in data 23 luglio 2019 e dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale intesa non come attribuzione di poteri giuridici eccezionali, ma come assunzione di piena consapevolezza e responsabilità politica, coordinando e rafforzando ulteriormente le politiche, azioni e iniziative volte al contrasto del cambiamento climatico, da considerare una priorità trasversale ai propri piani e programmi, alle politiche economiche e agli accordi da perseguire con l’ obiettivo di anticipare l’azzeramento delle emissioni climalteranti rispetto alle attuali previsioni.

 

Preso atto che

 

        la Giunta regionale nello scorso mandato ha approvato con propria deliberazione n. 1256 del 30/07/2018, la Strategia di mitigazione e adattamento per i cambiamenti climatici della Regione Emilia-Romagna;

        in particolare la Strategia unitaria di mitigazione e adattamento intende:

        valorizzare le azioni, i Piani e i Programmi della Regione Emilia-Romagna in tema di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico attraverso la ricognizione delle azioni già in atto a livello regionale per la riduzione delle emissioni climalteranti e l’adattamento ai cambiamenti climatici;

        contribuire a individuare ulteriori misure e azioni da mettere in campo per i diversi settori, in relazione ai piani di settore esistenti, contribuendo ad armonizzare la programmazione territoriale regionale in riferimento agli obiettivi di mitigazione e adattamento;

        definire gli indicatori di monitoraggio (tra quelli già in uso da parte dei diversi piani sia per la VAS che per i programmi operativi dei Fondi strutturali 2014 -2020);

        definire e implementare un Osservatorio regionale e locale di attuazione delle politiche;

        individuare e promuovere un percorso partecipativo e di coinvolgimento degli stakeholder locali per integrare il tema dell’adattamento e della mitigazione in tutte le politiche settoriali regionali;

        coordinarsi con le iniziative locali (comunali e di unione dei comuni) relativamente ai Piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima del Patto dei Sindaci (PAESC) e ai piani di adattamento locale;

        come azioni di breve periodo per il cambiamento climatico (2020-2025) la Strategia prevede:

        aggiornamento della pianificazione/programmazione di settore introducendo e/o rafforzando azioni di mitigazione e/o di adattamento;

        maggiore integrazione tra la pianificazione e la governance multivello anche attraverso il supporto allo sviluppo di Piani di adattamento locali;

        attivazione del monitoraggio sull’efficacia delle azioni a livello globale e trasversale e mappatura in continuo delle vulnerabilità territoriali;

        sviluppo di una cultura del ‘rischio climatico’ nella progettazione delle opere pubbliche (dimensionamento e innovazione) e negli stakeholder;

        la Strategia non è ancora stata tradotta in un piano puntuale di azioni necessario per rendere operativo quanto trattato nella Strategia stessa (come previsto anche a livello nazionale).

 

Preso atto inoltre che

 

        la summenzionata Strategia prevede in termini di governance un Presidio Clima regionale per la misurazione dell’efficacia delle politiche per il cambiamento climatico;

        la delibera regionale del 11 marzo 2015 n. 227 che approva il Piano di Rafforzamento amministrativo (PRA) individua l’esigenza della “Creazione di un presidio organizzativo sul climate change” (intervento 19) che svolga un’azione di promozione e coordinamento, data la rilevanza crescente del tema e la necessità di estendere le analisi di impatto sul climate change a tutte le programmazioni regionali;

        in seguito, la Regione Emilia-Romagna con la Delibera di Giunta Regionale n. 707 del 31/05/2017 “Definizione delle funzioni del Presidio organizzativo sul climate change e istituzione dell’Osservatorio sui cambiamenti climatici e relativi impatti in Emilia-Romagna” ha ritenuto opportuno garantire la massima sinergia e coerenza tra gli strumenti di programmazione e pianificazione, il loro monitoraggio, la visione unitaria e gli indirizzi che saranno individuati nella Strategia di mitigazione e adattamento per i cambiamenti climatici della Regione Emilia-Romagna e i futuri aggiornamenti attraverso il Presidio Organizzativo sul Climate Change, istituito presso il Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sviluppo Sostenibile e comunque all’interno dell’amministrazione regionale;

        si è inoltre ritenuto necessario attribuire al “Presidio Organizzativo sul Climate Change” le funzioni di monitoraggio e valutazione integrata dell’efficacia delle politiche regionali incidenti sulla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico presenti nei vari ambiti della normazione, pianificazione e programmazione regionale, coerentemente a quanto previsto dalla Strategia unitaria di Adattamento e Mitigazione della Regione Emilia-Romagna, al fine di aggiornare e adeguare la medesima Strategia nel lungo periodo in relazione ai cambiamenti climatici in atto, nonché supportare le attività previste nel Piano regionale unitario delle Valutazioni 2014-2020 Emilia-Romagna (PRUV-ER 2014-20) approvato con DdG n. 1125/2016;

        per le finalità di cui sopra è indispensabile dotare il “Presidio Organizzativo sul Climate Change” delle informazioni di base sugli scenari di cambiamento climatico e dei relativi impatti territoriali e settoriali regionali, attraverso la costituzione di un Osservatorio dei Cambiamenti Climatici e dei relativi Impatti in Emilia-Romagna presso ARPAE Emilia-Romagna, cui affidare la ricognizione e la documentazione dei cambiamenti climatici in atto, l’elaborazione degli scenari climatici futuri e i relativi impatti, nonché l’analisi di scenario delle specifiche opzioni di intervento per i piani regionali integrati di settore;

        al “Presidio Organizzativo sul Climate Change” sono affidate anche funzioni di esplorazione degli strumenti disponibili per sostenere le azioni di adattamento nei diversi settori e per l’allineamento delle politiche di settore con le strategie di intervento di medio e lungo periodo, di analisi di impatto economico dei cambiamenti climatici in corso e previsti sui diversi settori civili, di servizio e produttivi e sugli ambienti urbani e naturali della regione;

        nell’espletamento delle proprie funzioni, il “Presidio Organizzativo sul Climate Change” e l’Osservatorio dovranno operare anche in collaborazione con riconosciuti Istituti di ricerca nazionali e internazionali di settore e con altri Enti e Istituzioni regionali di riferimento per le tematiche di interesse;

        il “Presidio Organizzativo sul Climate Change” è gestito dal Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sviluppo Sostenibile (VIPSA) attraverso un’organizzazione che prevede il coinvolgimento delle diverse strutture regionali, in relazione alla pluralità di attività da svolgere. Il coordinamento sarà assicurato dal Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sviluppo Sostenibile;

        il Presidio Organizzativo sul Climate Change si occuperà attivamente di:

        Coordinare le attività del Forum regionale e rendere conto periodicamente delle attività alla Giunta regionale;

        Valutare lo stato di avanzamento dell’implementazione delle azioni di adattamento e mitigazione e la loro integrazione in piani locali e/o altre pianificazioni esistenti;

        Valutare l’efficacia delle azioni di adattamento e mitigazione implementate nei diversi settori di intervento tramite monitoraggio delle stesse attraverso opportuni indicatori; 

        Offrire un supporto tecnico nella definizione degli strumenti e relativa loro attuazione e favorire assieme al Forum permanente il continuo confronto e scambio di buone pratiche tra i diversi territori e diversi livelli;

        Collaborare nelle attività di coordinamento sia a livello regionale che a livello locale con le amministrazioni locali nella definizione dei PAES e soprattutto dei PAESC, anche attraverso gli scenari di cambiamento climatico e i relativi impatti forniti a livello locale dall’Osservatorio degli scenari di cambiamento climatico e relativi impatti (ARPAE);

        Favorire la diffusione di informazioni in merito a strumenti e fonti di finanziamento per l’attuazione delle politiche di adattamento.

 

Considerato che

 

        Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza RRF (Recovery and Resilience Facility -Regolamento UE 241/2021), pilastro centrale di Next Generation EU, stabilisce che tutte le misure dei Piani nazionali per la ripresa e resilienza (PNRR) debbano soddisfare il principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”. Tale vincolo si traduce in una valutazione di conformità degli interventi al principio europeo del “Do No Significant Harm(DNSH), con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.

        Il principio DNSH, adottato con la circolare n. 32 del 30 dicembre 2021 del Ragioniere Generale dello Stato, declinato sui sei obiettivi ambientali definiti nell’ambito del sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili, ha lo scopo di valutare se una misura possa o meno arrecare un danno ai sei obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi (Green Deal europeo). In particolare, un'attività economica arreca un danno significativo:

        alla mitigazione dei cambiamenti climatici, se porta a significative emissioni di gas serra (GHG);

        all'adattamento ai cambiamenti climatici, se determina un maggiore impatto negativo del clima attuale e futuro, sull'attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni;

        all'uso sostenibile o alla protezione delle risorse idriche e marine, se è dannosa per il buono stato dei corpi idrici (superficiali, sotterranei o marini) determinandone il loro deterioramento qualitativo o la riduzione del potenziale ecologico;

        all'economia circolare, inclusa la prevenzione, il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiuti, se porta a significative inefficienze nell'utilizzo di materiali recuperati o riciclati, ad incrementi nell'uso diretto o indiretto di risorse naturali, all’incremento significativo di rifiuti, al loro incenerimento o smaltimento, causando danni ambientali significativi a lungo termine;

        alla prevenzione e riduzione dell'inquinamento, se determina un aumento delle emissioni di inquinanti nell'aria, nell'acqua o nel suolo;

        alla protezione e al ripristino di biodiversità e degli ecosistemi, se è dannosa per le buone condizioni e resilienza degli ecosistemi o per lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l'Unione europea.

        Il Regolamento e gli Atti delegati della Commissione del 4 giugno 2021 descrivono i criteri generali affinché ogni singola attività economica non determini undanno significativo”, contribuendo quindi agli obiettivi di mitigazione, adattamento e riduzione degli impatti e dei rischi ambientali; ovvero per ogni attività economica sono state raccolti i criteri cosiddetti DNSH.

        In base a queste disposizioni gli investimenti e le riforme del PNRR non devono, per esempio:

        produrre significative emissioni di gas ad effetto serra, tali da non permettere il contenimento dell’innalzamento delle temperature di 1,5 C° fino al 2030. Sono pertanto escluse iniziative connesse con l’utilizzo di fonti fossili;

        essere esposte agli eventuali rischi indotti dal cambiamento del Clima, quali ad es. innalzamento dei mari, siccità, alluvioni, esondazioni dei fiumi, nevicate abnormi;

        compromettere lo stato qualitativo delle risorse idriche con una indebita pressione sulla risorsa;

        utilizzare in maniera inefficiente materiali e risorse naturali e produrre rifiuti pericolosi per i quali non è possibile il recupero;

        introdurre sostanze pericolose, quali ad es. quelle elencate nell’Authorization List del Regolamento Reach2;

        compromettere i siti ricadenti nella rete Natura 2000.

        Oltre al principio generale secondo il quale tutti gli interventi del PNRR devono rispettare il DNSH, almeno il 37% delle risorse complessive del Piano sono destinate alla transizione verde e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, compresa la biodiversità, come definito dall’obiettivo ambientale cd. tagging climatico.

 

Evidenziato che

 

        l’amministrazione regionale, seguendo le indicazioni europee che si ispirano al principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”, dovrebbe attrezzarsi per valutare, attraverso il coinvolgimento del POCC, se gli effetti delle delibere e degli atti di programmazione e di pianificazione possano o meno arrecare un danno ai sei obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi (Green Deal europeo);

        analogo inserimento dovrebbe essere previsto anche nelle procedure di VIA e di VAS, per quanto in questi strumenti di valutazione gli effetti sul clima e dal cambiamento climatico dovrebbero già essere considerati; si veda a tal proposito, la pubblicazione del Ministero dell’Ambiente “Linee Guida per l’Integrazione dei Cambiamenti Climatici e della Biodiversità nella Valutazione Ambientale Strategica”, traduzione in lingua italiana di “Guidance on Integrating Climate Change and Biodiversity into Strategic Environmental Assessment” redatto dalla Commissione Europea nel 2013. La traduzione rientra nelle attività del progetto PON GAS 2007 - 2013 Programma Operativo Nazionale “Governance e Azioni di sistema”;

        per ogni atto di programmazione e pianificazione ovvero per ogni delibera - dei Servizi Sociali come del Servizio Cultura, dell’Urbanistica come dei Trasporti, dell’Ambiente come dell’Agricoltura, ecc.- dovrebbe essere indicato se la misura prevista avrà qualche effetto, positivo o negativo, sulla dinamica del cambiamento climatico;

        si tratterà di valutare se e come l’attuazione dell’atto potrebbe influire sui cambiamenti climatici e come sarà influenzato da questi, e valutare la sua resilienza e capacità di affrontarli. Si tratterà inoltre di valutare gli effetti sinergici/cumulativi del cambiamento climatico per capire le interazioni;

        dobbiamo parlare di “impronta di carbonio” ovvero di stima dell’impatto di un atto/un investimento sul cambiamento climatico;

        come indicazione indispensabile il dirigente responsabile dell’atto dovrebbe valutare gli effetti sulla protezione del clima (Emissioni CO2/Consumo energetico) e segnalare/evidenziare se “positivo”, “negativo” oppure “nessuno”;

        la segnalazione di effetto “positivo” o “negativo” vede, obbligatoriamente, il coinvolgimento del Servizio VIPSA, al fine di stimare in modo approssimativo la rilevanza climatica della misura.

 

Tenuto conto che

 

        L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato nella seduta del 12 maggio 2021 l’oggetto n. 3369 – Ordine del giorno n. 3 collegato all’oggetto assembleare 2970 Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Legge europea per il 2021" con il quale si è impegnata a “prendere in esame specifiche iniziative normative dirette ad inserire nel quadro legislativo regionale la valutazione ex ante dell'impatto ambientale da effettuarsi, di norma e salvo motivate ragioni d'urgenza, al fine di migliorare la qualità e l'efficacia delle leggi regionali … individuando lavoro, formazione, educazione, attività produttive, agricoltura, territorio, edilizia, ambiente, energia, mobilità e logistica, welfare, salute, cultura, sport, ICT e agenda digitale, quali ambiti prioritari cui applicare tale valutazione, definendo altresì strumenti e forme per la sua effettiva applicabilità.

 

TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO

INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

        se sia disponibile un report delle attività svolte dal “Presidio Organizzativo sul Climate Change” (POCC);

        se non ritenga opportuno incaricare il POCC e il Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sviluppo Sostenibile (VIPSA) affinché mettano a punto una metodologia per la valutazione ex ante degli specifici effetti climatici degli atti di programmazione, al fine di poter stimare preventivamente a) se e come l’attuazione di tali provvedimenti, direttamente o indirettamente, possa incidere sulle emissioni di gas serra all’origine del cambiamenti climatici, b) gli effetti sinergici/cumulativi con altri atti di programmazione e pianificazione;

        se non creda opportuno riferire periodicamente nelle commissioni competenti, sulla base dei rapporti stilati dal POCC, gli esiti del monitoraggio annuale degli effetti della programmazione regionale in materia di riduzione delle emissioni di gas serra allo scopo di eventualmente ed opportunamente riparametrare le azioni e gli obiettivi nei provvedimenti successivi.

 

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