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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 5741

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Oggetto:
Testo presentato:
5741 - Interrogazione a risposta orale in Commissione per conoscere il giudizio della Giunta sulle dichiarazioni rilasciate dal Consigliere del Comune di Bologna, con delega al Turismo e alle Politiche giovanili, alla luce dell'impegno della Regione Emilia-Romagna nella prevenzione e nel contrasto al consumo di droghe da parte dei giovani. A firma del Consigliere: Facci

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

        Secondo il “PROGRAMMA REGIONALE DIPENDENZE PATOLOGICHE- OBIETTIVI PER IL TRIENNIO 2017-2019” (approvato con la DGR 2307/2016)[1], “in Emilia-Romagna la cannabis è stata la sostanza psicoattiva illegale maggiormente sperimentata dalla popolazione 15-65enne. Il 33,6% dei soggetti l’ha utilizzata almeno una volta nella vita, contro un 8,1% che ha utilizzato cocaina, 2,2% oppiacei, 3,9% allucinogeni e 4,5% stimolanti. Più alti risultano i valori del consumo delle sostanze lecite, quali tabacco (62,8%) e alcol (92,3%). In generale risulta che i cittadini emiliano-romagnoli sono lievemente più esposti all’uso di sostanze rispetto alla media nazionale, soprattutto per cannabinoidi, allucinogeni e stimolanti (Fonte: IPSAD®Italia 2013-2014)[2].

        Sempre secondo detto documento “tra i giovani studenti vi è una ampia diffusione di sostanze psicotrope. Il 31,6% di essi ha sperimentato almeno una volta nella vita cannabis, con un valore rilevante negli ultimi 12 mesi (25,7%), il 58,9% ha fumato tabacco. Per molte sostanze vi è un uso elevato almeno una volta nella vita: 3,8% per la cocaina, 4,1% allucinogeni e 4,1% per gli stimolanti. Permane una quota elevata di giovani che ha usato cocaina nell’ultimo anno (2,6%) o negli ultimi 30 giorni (1,7%)” - Fonte: ESPAD®Italia 2014.

 

Considerato che

        Il Programma regionale indicato in premessa attesta che “le sostanze illegali continuano ad essere facilmente reperibili ed accessibili, e questo contribuisce alla considerazione del consumo di sostanze come consumo “normale” e le sostanze illegali sono considerate beni di consumo al pari degli altri. I giovani, in particolare, spesso non percepiscono i rischi legati agli stili di consumo.

Il consumo di alcol e di altre sostanze stupefacenti è una delle principali cause di mortalità evitabile tra i giovani, sia direttamente in seguito a overdose (decessi indotti da stupefacenti) sia indirettamente in seguito a problemi sanitari, incidenti, violenze e suicidi connessi al consumo.

Le caratteristiche degli stili di consumo confermano la necessità di organizzare un sistema di intervento e di cura flessibile, destigmatizzante, accogliente e prossimo alla domanda per tutte le tipologie di consumo.

La numerosità della popolazione utilizzatrice di sostanze e la labilità del confine tra consumo ed abuso per molte sostanze, rende auspicabile un massiccio investimento nelle attività di accoglienza e cura che andrebbero per l'appunto rese con le modalità proposte sopra.

 

Il sistema della cura deve:

        avere un atteggiamento attivo, votato alla ricerca dell'utente, alla disponibilità verso di lui ed all’intervento sulla rete sociale in cui è inserito;

        favorire uno scambio ed un confronto tra i professionisti, privilegiando la competenza e non l’appartenenza ad una struttura organizzativa;

        promuovere la formazione congiunta per facilitare la conoscenza reciproca, il lavoro in comune ed una pratica che combini evidenze scientifiche ed esperienze sul campo.

Il SerDP è collettore dei fabbisogni di promozione della salute e di cura nei diversi contesti. A tali bisogni risponde attraverso percorsi di intervento interni al DSM-DP ed esterni, dentro e fuori l’Azienda USL, integrati con i Servizi Sociali e con il Privato sociale.

Le soluzioni organizzative da adottare per l’attuazione dei percorsi di cura devono superare la logica del servizio a favore della trasversalità, dell’integrazione delle competenze e della condivisione degli interventi, prevedendo specifiche modalità di collaborazione tra i diversi servizi e soggetti che fanno parte del sistema e che concorrono alla realizzazione degli interventi. La promozione della salute dei consumatori e la cura delle dipendenze competono al sistema dei servizi composto dai Servizi per le Dipendenze Patologiche (SerDP), in quanto servizi specialistici, dagli altri servizi sanitari coinvolti, dai Comuni e dai loro servizi territoriali, dai servizi di strada e a bassa soglia, dagli Enti accreditati e dal Volontariato che collaborano all’attuazione degli interventi di cura”.

 

        Di particolare importanza, al riguardo, è l’attestazione che “la prevenzione dei problemi connessi al consumo di droga, in particolare tra i giovani, rappresenta un obiettivo politico essenziale della Regione Emilia-Romagna, in linea con la strategia europea in materia di droga per il periodo 2013–2020… Negli ultimi anni il dibattito europeo ha suggerito di abbandonare le politiche puramente repressive, risultate fallimentari in tutto il mondo, per adottare approcci di tutela della salute e della sicurezza delle popolazioni e dei consumatori, che evitino lo stigma facendo emergere i rischi che l’uso e l’abuso di sostanze comportano ed affrontandoli con interventi multidimensionali a valenza sociale-sanitaria-educativa” (Programma regionale 2017-19, cit.).

        Va ricordato, inoltre, il protocollo sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna con la Prefettura di Bologna in data 22 dicembre 2009, nell’ambito di una collaborazione tra le diverse Istituzioni ed i Servizi socio-sanitari “finalizzata all'identificazione e la tipizzazione, da un punto di vista chimico e tossicologico, delle droghe con caratteristiche altamente significative, siano esse sintetiche, semisintetiche o vegetali e circolanti sul territorio, ritenendola importante strumento di attuazione delle politiche socio-sanitarie e di promozione della sicurezza”.

        Con la DGR 1533 del 2006, “Prime linee di indirizzo regionali in tema di prevenzione e di contrasto del consumo/abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope”, la Regione Emilia-Romagna così evidenziava:

“I comportamenti legati al consumo/abuso di sostanze hanno contribuito alla crescita della percezione sociale di insicurezza nelle nostre comunità locali ed alla richiesta, sempre più pressante, di “controllo del territorio” e di ripristino della legalità, delle regole di convivenza o, più semplicemente, della buona educazione nell’uso degli spazi urbani.

Se i comportamenti a rischio connessi al consumo generano senso di insicurezza ed allarme sociale, gli Enti locali devono sviluppare gli interventi di prevenzione e di tutela della salute pubblica ed assumersi la funzione di regia degli interventi orientati alla sicurezza, tenendo conto che occorre un impegno forte per affermare la cultura del rispetto delle norme e delle regole.

L’ “educazione” continua alla legalità deve essere accompagnata dalla testimonianza di coerenza e affidabilità delle famiglie e degli adulti significativi (insegnanti, allenatori, ecc.) nei confronti dei giovani.

L’uso di sostanze illegali, facilmente reperibili ed accessibili, è sempre più percepito come consumo “normale” e le sostanze illegali sono considerate beni di consumo al pari degli altri. Questo atteggiamento è in linea con uno dei tratti caratteristici della nostra società : il consumismo, che rappresenta l’elemento centrale nella costruzione delle pratiche quotidiane. Gli elementi di conoscenza rispetto al consumo di sostanze psicotrope evidenziano il fatto che vi sono molti consumatori, ma pochi soggetti dipendenti e vi sono sempre più segnali che indicano una forte contiguità fra il consumo ed il consumo problematico, anche in situazioni episodiche che non si legano alla parabola classica della dipendenza.

Per questo motivo possiamo affermare che la scena del consumo è diversa da quella della tossicodipendenza e che l’attenzione va perciò rivolta a gruppi di popolazione, persone, comportamenti e conseguenze dei comportamenti più che ai tipi di sostanze.

La scarsa percezione della pericolosità e dei rischi connessi all’utilizzo delle sostanze da parte dei consumatori rende necessario un nuovo impegno in campagne di comunicazione e informazione capillari, ma differenziate e mirate a seconda dei luoghi e delle persone cui sono dirette. Molta cura deve essere posta all’appropriatezza del linguaggio ed al messaggio a seconda dei target (ad es: la strada, la discoteca, i pub, la scuola, i luoghi di lavoro, i gruppi informali, i raduni musicali, gli adulti di riferimento ecc).

 

Considerato altresì che

        Con la medesima delibera 1533/06, “La Regione Emilia-Romagna si impegna a monitorare l’applicazione nelle realtà locali delle linee di indirizzo contenute nel presente documento, anche attraverso la costituzione di specifici gruppi di lavoro di professionisti pubblici e del privato sociale.

 

La Regione si impegna a:

 

        mettere in atto una campagna di comunicazione regionale, sia generale che specifica, triennale;

        promuovere e valorizzare le funzioni di prossimità garantendo il coordinamento degli interventi esistenti e la connessione tra i saperi e le diverse esperienze maturate in questi anni; traducendo le buone prassi in orientamenti e indirizzi normativi e supportando la connessione tra i diversi sistemi (socio-sanitario, scolastico, ecc); definendo le caratteristiche professionali degli operatori, senza introdurre nuove figure professionali, ma prevedendo percorsi formativi specifici che valorizzino le competenze e le esperienze;

        stipulare un accordo regionale con le Forze dell’Ordine valutando ruoli e competenze di Forze dell’ordine e servizi socio-sanitari in relazione ai comportamenti legati al consumo/abuso di sostanze legali ed illegali ed al tema della sicurezza, individuando gli ambiti di integrazione e/o di collaborazione;

        avvio di un percorso di collaborazione finalizzato allo scambio di informazioni sulle sostanze in circolazione nel territorio, anche verificando la possibilità di introdurre sistemi per un’analisi immediata delle sostanze in possesso dei consumatori;

        costruzione di rapporti di collaborazione in riferimento agli eventi non autorizzati; promozione di attività formative congiunte”.

 

        Inoltre, la Regione precisava le seguenti raccomandazioni ai Comuni:

        costituire tavoli di concertazione per i diversi soggetti, che garantiscano l’integrazione e la coerenza delle politiche socio-sanitarie, urbanistiche, formative, culturali e ricreative, commerciali, ecc., rivolte ai giovani nei loro contesti di vita;

        sviluppare gli interventi di prevenzione e di tutela della salute pubblica e assumere la regia degli interventi orientati alla sicurezza nelle Comunità locali;

        definire, nei regolamenti comunali per il rilascio delle autorizzazioni di pubblico spettacolo, le norme di sicurezza igienico-sanitarie e le condizioni di prevenzione e protezione della salute in relazione all’uso/abuso di sostanze, che gli organizzatori di eventi devono garantire.

Tali garanzie costituiscono condizione preliminare e necessaria al rilascio delle autorizzazioni da parte dei Comuni. Gli organizzatori di eventi commerciali devono garantire i servizi, anche attraverso l’utilizzo dei servizi pubblici di prossimità. Negli eventi senza scopo di lucro, in accordo con le Amministrazioni di riferimento, può essere richiesta la presenza e la collaborazione gratuita dei servizi pubblici di prossimità. In occasione di grossi eventi musicali è opportuno garantire la presenza di punti informativi sulle sostanze, attraverso la negoziazione con gli organizzatori;

        promuovere la valutazione dell’efficacia, della coerenza e degli esiti degli interventi di prevenzione, di reinserimento socio-lavorativo e di riduzione del danno con un appropriato sistema di valutazione.

 

Rilevato che

        nei giorni scorsi, il Consigliere comunale di Bologna, con delega al Turismo ed alle Politiche giovanili Mattia Santori ha dichiarato alla stampa di coltivare cannabis in casa propria, e di esserne assuntore dall’età di 18 anni, e, per questo, “poiché l’autocoltivazione è equiparata allo spaccio”, di rischiare fino a 6 anni di carcere, invitando le forze politiche di opposizione a denunciarlo[3].

        nelle settimane precedenti, il medesimo personaggio politico aveva presentato pubblicamente il libro “Mamma mi faccio le canne”, suscitando severe reazioni da parte del mondo medico-scientifico per l’evidente banalizzazione e sottovalutazione di una problematica seria e pericolosa[4].

        poiché a precedente analoga interpellanza non è stata fornita alcuna puntuale risposta in merito, si rende necessario presentare nuovamente il presente atto ispettivo.

 

Tutto ciò premesso, considerato e rilevato,

 

il sottoscritto consigliere

 

interroga

 

la Giunta regionale per conoscere

 

        quale giudizio dia rispetto alle dichiarazioni rese dal Consigliere del Comune di Bologna Mattia Santori, con delega al Turismo ed alle Politiche giovanili; in particolare, chiede se ritenga le predette dichiarazioni in linea con gli obiettivi perseguiti dalla Regione Emilia-Romagna di contrasto e prevenzione al consumo di droghe, specie nelle giovani generazioni;

        se le indicazioni contenute nella DGR 1533 / 2006, con particolare riferimento alle raccomandazioni nei confronti degli Enti locali (“… gli Enti locali devono sviluppare gli interventi di prevenzione e di tutela della salute pubblica ed assumersi la funzione di regia degli interventi orientati alla sicurezza, tenendo conto che occorre un impegno forte per affermare la cultura del rispetto delle norme e delle regole…”), e nell’impegno della Regione a monitorare l’applicazione nelle realtà locali delle linee di indirizzo ivi contenute, sono ritenute ancora valide e necessarie;

        se la Regione ha mai effettuato le dovute verifiche in ordine al rispetto, da parte delle Amministrazioni comunali, del dovere di definire, “nei regolamenti comunali per il rilascio delle autorizzazioni di pubblico spettacolo, le norme di sicurezza igienico-sanitarie e le condizioni di prevenzione e protezione della salute in relazione all’uso/abuso di sostanze, che gli organizzatori di eventi devono garantire” (cfr. DGR 1533/2006).

        se non ritenga di dovere aggiornare il programma regionale sulle dipendenze patologiche (fermo al triennio 2017-19), approfondendo il concetto della nocività dell’uso delle droghe, anche quelle erroneamente definite “leggere”, e promuovendo maggiormente la cultura della legalità, specie tra gli amministratori pubblici e comunque all’interno delle pubbliche Istituzioni.

 


[1]https://servizissiir.regione.emilia-romagna.it/deliberegiunta/servlet/AdapterHTTP?action_name=ACTIONRICERCADELIBERE&operation=leggi&cod_protocollo=GPG/2016/2327&ENTE=1

 

[2] Indagini campionarie nazionali condotte dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa: IPSAD®Italia (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs), che ha lo scopo di monitorare i consumi delle sostanze psicoattive nella popolazione generale secondo gli standard metodologici definiti dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT), è realizzata utilizzando un questionario autosomministrato e anonimo, inviato per posta ad un campione selezionato di soggetti di età compresa tra i 15 ed i 64 anni;

- ESPAD®Italia (European Population Survey on Alcohol and other Drugs), che fornisce dati relativi alle prevalenze dei consumi di sostanze psicoattive, legali ed illegali, nella popolazione studentesca 15-19enne.

 

[3] https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/22_luglio_10/mattia-santori-coltivo-cannabis-casa-leader-sardine-bufera-4677c74a-0041-11ed-b51d-4481ca4b7313.shtml

[4] https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/chi-amministra-banalizza-luso-della-droga-una-vergogna-1.7767883

 

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