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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 5820

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Oggetto:
Testo presentato:
5820 - Interrogazione a risposta orale in commissione sul futuro del Polo Unico regionale del gesso in località Monte Tondo e sulla richiesta di ampliamento dell'area di estrazione oltre l'attuale confine definito dal Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) vigente. A firma della Consigliera: Zamboni

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

 

        gli oltre 60 anni di attività estrattiva nella cava di Monte Tondo (Polo Unico regionale del gesso), di proprietà della multinazionale Saint Gobain, hanno modificato in modo irreversibile la morfologia di un ambiente naturale unico al mondo qual è la Vena del Gesso Romagnola.

 

Considerato che

 

        solo di recente sono state consegnate alla Provincia di Ravenna le osservazioni relative alla Variante generale al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive. Alla data di oggi, pare per questo assai improbabile che si giunga all’approvazione del nuovo PIAE entro il 19 ottobre 2022, quando a Saint Gobain scadrà l’autorizzazione a scavare;

        Saint Gobain ha chiesto alla Regione, tramite un Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale/VIA, la proroga dell’attività fino al 2028 nell’attuale area definita dal PIAE vigente. Inoltre, nell’ambito della procedura di approvazione del nuovo PIAE, l’azienda ha dichiarato che “per garantire un futuro al sito produttivo di Casola Valsenio occorre autorizzare l’estrazione di ulteriori 2.400.000 metri cubi, ampliando l’attuale area, nel rispetto di ogni vincolo esistente”.

 

Evidenziato che

 

        la Federazione degli Speleologi dell’Emilia-Romagna ha sottolineato che nel rispetto dei vincoli normativi esistenti non è possibile autorizzare alcun ampliamento dell’attuale area estrattiva: la Legge regionale n. 10/2005 vieta espressamente la modifica o l'alterazione di grotte, doline, risorgenti o altri fenomeni carsici superficiali o sotterranei. Inoltre, la Federazione ha chiesto che il nuovo PIAE rispetti i contenuti dello studio Arpa del 2001 (che prevedeva una cubatura estraibile di 4/4,5 milioni metri cubi entro un’area ben definita) e le raccomandazioni conclusive dello studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna nel 2021;

        dei quattro diversi scenari presi in esame dal succitato studio del 2021, quello ritenuto dagli estensori come il più auspicabile è lo scenario B, che ipotizza la prosecuzione dell’attività estrattiva secondo lo scenario 4 dello studio ARPA 2001 e prevede di contenere l’area di estrazione del gesso entro i confini del vigente PIAE. Lo studio, quindi, ritiene giustificato “considerare il nuovo periodo di attività come l’ultimo possibile e concedibile, inserendo opportune clausole di salvaguardia negli atti autorizzativi corrispondenti” e propone di “utilizzare il decennio di ulteriore attività mineraria per attuare adatte politiche di uscita dal lavoro degli addetti oggi impiegati, in modo da minimizzare il problema al momento della cessazione delle attività”.

 

Evidenziato inoltre che

 

        la posizione contenuta nelle osservazioni presentate dal Comitato scientifico del gruppo emiliano romagnolo del CAI-Club Alpino Italiano è analoga a quella espressa dalla Federazione speleologica: “La decisione che verrà presa riguardo all’area di Monte Tondo deve tener conto della tutela dell’ambiente, già compromesso da oltre 60 anni di attività della cava”. Secondo il CAI, “a rigore della norma (la zona inserita nell’area contigua del Parco della Vena del Gesso è sottoposta a numerosi vincoli di tutela nazionali e internazionali dal punto di vista ambientale e paesaggistico), un ampliamento della cava di Monte Tondo non dovrebbe essere possibile, salvo ricorrere alla pratica delle modifiche ad hoc della legge regionale”;

        il WWF Ravenna, nel chiedere il rispetto delle leggi adottate a salvaguardia di un territorio che custodisce un ambiente assolutamente straordinario, unico e fragile (l’area di cava è inserita nel Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e in rete Natura 2000 che comprende 3 habitat di importanza prioritaria), esprime sconcerto per la mancata redazione del Piano Territoriale del Parco della Vena del Gesso Romagnola a ben 17 anni dalla sua costituzione.

 

Rilevato che

 

        in merito alla dichiarata attenzione al rispetto dell’ambiente da parte di Saint Gobain e alle presunte attività di ripristino ambientale del sito, le associazioni ambientaliste hanno ribadito che non è ripristinabile ciò che non esiste più. Secondo il WWF “nel vasto cratere della cava è impossibile ottenere qualcosa che possa anche minimamente riportare alla situazione originale”. Posizione analoga a quella espressa dalla Federazione Speleologica regionale: “L’imponenza del disastro ambientale rende semplicemente risibile ogni proposta di ripristino o recupero ambientale”.

 

Ricordato che

 

        nel gennaio 2018 il Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha deciso di inserire nella lista propositiva italiana dei siti naturalistici per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO il sito “Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna”, facendo seguito alla candidatura proposta dalla Regione Emilia-Romagna e fortemente sostenuta dal Ministero dell’Ambiente;

        in risposta a un’interrogazione di Europa Verde del novembre 2021, l’assessora regionale Irene Priolo ha affermato che “se il Bene riceverà il riconoscimento UNESCO, si potranno delineare strategie di migliore salvaguardia del sito naturalistico, che potrebbero anche consentire l’attivazione di nuove professionalità e la conversione parziale del sito ai fini della creazione di nuovi spazi dedicati alla valorizzazione del patrimonio culturale, al restauro naturalistico e all’allestimento di aree museali”.

 

TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO

 

INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

        quale sia la posizione della Regione Emilia-Romagna in merito alla richiesta di Saint Gobain, ovvero se favorevole

1)      alla proroga dell’attività estrattiva fino al 2028 nell’attuale area definita dal PIAE vigente;

oppure

2)      all’ampliamento dell’attuale area per l’estrazione di ulteriori 2.400.000 metri cubi di gesso;

        se ritenga le succitate richieste avanzate da Saint Gobain compatibili con le norme di tutela vigenti o, al contrario, se ritenga che l’eventuale autorizzazione ad estendere l’area di estrazione del gesso oltre l’attuale confine del PIAE danneggerebbe ulteriormente gli habitat naturali coinvolti e ne comprometterebbe la candidatura a Patrimonio dell’UNESCO;

        se non ritenga opportuno sollecitare l’approvazione del nuovo PIAE, chiedendo che esso tenga conto delle raccomandazioni contenute nello studio commissionato dalla Regione nel 2021.

 

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