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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 6147

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Oggetto:
Testo presentato:
6147 - Interrogazione a risposta orale in commissione in merito alla realizzazione degli interventi previsti per ridurre il deficit idrico del bacino del torrente Enza, per risparmiare, razionalizzare e riequilibrare la disponibilità d'acqua nel breve e medio periodo. A firma della Consigliera: Zamboni

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

Premesso che

 

        negli ultimi 10 anni è emerso con chiarezza come l’emergenza climatica in Emilia-Romagna si manifesti con l’aumento anomalo delle temperature e con l’alternarsi di lunghi periodi di siccità e l’improvviso scatenarsi di fenomeni temporaleschi violenti e calamitosi;

        l’Emilia-Romagna ha visto negli ultimi 10 anni un serrato susseguirsi di eventi climatici estremi. Un report del 2019 curato da Legambiente elencava oltre una decina di allagamenti ed esondazioni, tra i quali ricordiamo gli episodi più gravi: 2011, Sala Baganza, Fornovo e Collecchio (PR); 2013, Rimini; 2014, Secchia (MO); sempre 2014, Baganza a Parma; 2015, Nure, Trebbia e Aveto (PC); 2017, Enza a Brescello (RE); sempre 2017, il torrente Parma a Colorno; 2019, Senio (RA) e Montone (FC);

        al contempo, i prolungati periodi di siccità rappresentano un problema in costante crescita. Testimoniato dalla sempre maggiore insistenza con cui il settore agricolo ormai ogni anno e per periodi sempre più lunghi richiede deroghe e interventi per non vedere compromesse le colture.

 

Rilevato che

 

        per rispondere ai problemi creati dalla siccità, particolarmente sentiti nelle province di Reggio Emilia e Parma, a novembre 2019 la Regione Emilia-Romagna ha affidato all’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po (AdBPo) l’incarico di predisporre uno “Studio sulla risorsa idrica in Val d’Enza”;

        ultimato nell’aprile del 2020, tale studio ha stimato un deficit di risorse idriche rispetto ai bisogni del territorio che va da un minimo di 27 milioni di metri cubi l’anno (Mm3/anno) a un massimo di 47 Mm3/anno a seconda del maggiore o minore impatto dei cambiamenti climatici sullo scenario considerato;

        lo studio individua tre gruppi di azioni ritenute efficaci per la riduzione del deficit idrico nel bacino del torrente Enza:

a)      azioni di risparmio e razionalizzazione degli usi della risorsa.

Formano lo scenario 1, comprendono 11 proposte progettuali realizzabili nel breve e nel medio periodo. Sono azioni che portano ad un efficientamento dell’uso della risorsa idrica agendo sulla diminuzione del consumo (minimizzandone gli sprechi e le perdite), utilizzando infrastrutture esistenti per diversi usi e aumentandone il riuso. Sono azioni prevalentemente non strutturali e non sono negoziabili in quanto previste da obblighi normativi e sono già previste nel Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po (PdG Po 2015).

b)      Azioni di riequilibrio della disponibilità idrica a scala locale.

Formano gli scenari 2 e 3, comprendono 10 proposte progettuali realizzabili nel breve e medio termine. Sono azioni che portano ad aumentare il volume di risorsa disponibile per i periodi di maggiore utilizzo; si tratta di opere specifiche in grado di raccogliere risorse nel periodo non irriguo, aumentare l’estrazione di acque dal sottosuolo, ravvenare le falde sotterranee e rifunzionalizzare punti di prelievo in alveo tramite il rifacimento o la nuova realizzazione di traverse di derivazione.

c)      Azioni di riequilibrio della disponibilità idrica a scala di area vasta.

Formano lo scenario 4, comprendono 7 proposte progettuali realizzabili per lo più sul lungo periodo. Questo gruppo di azioni prevede l’aumento della disponibilità idrica tramite la realizzazione di grandi infrastrutture o il recupero e rifacimento di grandi infrastrutture esistenti (sistema di dighe del Lago Verde, Lago Ballano e Paduli). All’interno di questo gruppo rientra la proposta del grande invaso montano.

        Lo studio di AdBPo, compiendo una stima del deficit d’acqua nei quattro scenari proposti, evidenzia come solamente la realizzazione degli interventi previsti in tutti e quattro gli scenari, compresa quindi la realizzazione di grandi infrastrutture/invasi, porterebbe ad una disponibilità di acqua sufficiente a rispondere alle esigenze del territorio nel contesto dei cambiamenti climatici in atto.

 

Ricordato che

 

        nel settembre del 2020 la Regione ha trasmesso al Governo domanda di finanziamento sul Piano nazionale di interventi nel settore idrico per la progettazione di un invaso di grandi dimensioni da realizzare in provincia di Reggio Emilia, in zona collinare sul corso del fiume Enza in un’area da identificare tra i comuni di Vetto e Palanzano;

        la domanda di finanziamento per la progettazione di fattibilità tecnico economica quantificava il costo della progettazione in 5,4 milioni di euro, e stimava il costo per la realizzazione dell’invaso e altri interventi strutturali in di 250 milioni di euro. Nel frattempo, in seguito a una revisione effettuata con il Ministero, il finanziamento assegnato alla progettazione sarebbe di 3,5 milioni e secondo una stima aggiornata dell’Assessorato il costo di un invaso a Vetto (di 27 milioni di metri cubi d’acqua) arriva a quasi 300 milioni di euro, con tempi di realizzazione di oltre 10 anni.

 

Ricordato inoltre che

 

        il 21 gennaio 2021 si è svolto in teleconferenza il primo incontro del neonato "Contratto di Fiume del torrente Enza", promosso dall'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dalla Regione Emilia-Romagna, alla presenza di Sindaci e amministratori locali, rappresentanti dei Consorzi di Bonifica, di AIPo, ARPAE, delle Province di Reggio Emilia e di Parma, dei Parchi "Appennino Tosco Emiliano" ed "Emilia Occidentale", dei Bacini Imbriferi Montani;

        come illustrato dal Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume, i Contratti di Fiume sono strumenti di programmazione strategica e negoziata ad adesione volontaria, ideati con la volontà di perseguire la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali congiuntamente alla protezione dai rischi idraulici, contribuendo quindi allo sviluppo locale. Contribuiscono al perseguimento degli obiettivi posti dalla normativa vigente, e hanno lo scopo di coordinare le azioni e gli interventi relativi all’attuazione delle suddette normative e di garantirne la reciproca coerenza;

        i Contratti di Fiume, per essere operativi, prevedono un articolato percorso di partecipazione e di condivisione tra i soggetti interessati, sia pubblici che privati, diviso in 8 fasi:

1)      condivisione fra i partner interessati (pubblici e privati) di un documento d’intenti;

2)      sviluppo di un’approfondita analisi conoscitiva relativa agli aspetti ambientali, sociali ed economici del territorio;

3)      redazione di un documento strategico che definisce uno scenario a medio-lungo termine;

4)      definizione di un Programma d’Azione (PA) caratterizzato da un orizzonte temporale ben definito e limitato, solitamente 3 anni;

5)      messa in atto di processi partecipativi aperti e inclusivi che permettano la condivisione d’intenti, impegni e finalità tra i soggetti partecipanti al Contratto di Fiume;

6)      sottoscrizione di un atto di impegno formale, ovvero la firma del Con­tratto di Fiume;

7)      messa in atto di un sistema di controllo e monitoraggio del contratto;

8)      distribuzione al pubblico dei dati relativi al Contratto di Fiume;

        il coerente sviluppo dei Contratti di Fiume garantisce la corretta applicazione dei principi di trasparenza e partecipazione che informano l’attività dell’amministrazione pubblica.

 

Considerato che

 

        la Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, prevede che le modifiche delle caratteristiche fisiche di un corpo idrico superficiale, ovvero la creazione di nuovi invasi, non viola la direttiva solo nel caso (comma 7 dell’articolo 4 della direttiva):

1)      sia fatto tutto il possibile per mitigare l'impatto negativo sullo stato del corpo idrico;

2)      i vantaggi derivanti da tali modifiche o alterazioni del corpo idrico non possano essere conseguiti con altri mezzi che costituiscano una soluzione notevolmente migliore sul piano ambientale.

        Lo studio realizzato da AdBPo contiene un articolato elenco di proposte progettuali finalizzate a ridurre il deficit idrico del bacino dell’Enza. Proposte che, tutte insieme, concorrono al raggiungimento dell’obiettivo del superamento di tale deficit;

        i tempi di realizzazione di un nuovo invaso di grandi dimensioni sono di lungo periodo, si stima non inferiori ai 10 anni, e sono condizionati dall’esito positivo della progettazione e della concessione degli ingenti finanziamenti necessari. Buona parte delle proposte progettuali contenute nello studio di AdBPo hanno invece tempi di realizzazione nel breve e nel medio periodo;

        la siccità e le conseguenze dei cambiamenti climatici continuano di anno in anno a determinare emergenze sempre più gravi, creando difficoltà al comparto agricolo e provocando danni ambientali nei contesti fluviali, e richiedono risposte urgenti;

        in risposta all’interrogazione di Europa Verde del 23 aprile 2021, la Giunta regionale ha confermato che nel corso degli ultimi anni sono state avviate alcune delle azioni previste negli scenari 1 e 2, in particolare: individuando alcune specifiche misure finanziabili all’interno del PSR e indicando nel Consorzio di Bonifica il soggetto che ha realizzato alcuni studi di fattibilità inerenti le Azioni di riequilibrio della disponibilità idrica a scala locale.

 

Evidenziato che

 

        la pubblicazione dello studio di AdBPo ha rilanciato l’opzione di realizzate una diga sul fiume Enza (scenario che vede i primi progetti di un invaso sul fiume Enza risalire alla seconda metà dell’800);

        concentrare il dibattito pubblico sul progetto di mega invaso come unica soluzione alla siccità comporta il rischio che siano trascurati altri e più tempestivi interventi necessari per far fronte ai gravi problemi causati dalla mancanza di acqua;

        qualsiasi intervento si intenda realizzare sul bacino dell’Enza deve tenere conto della delicatezza del contesto ambientale sotto il profilo sia idrogeologico sia sismico.

 

TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO

 

INTERROGA LA GIUNTA REGIONALE PER SAPERE

 

        quali soggetti hanno l’incarico di approfondire e realizzare le proposte progettuali raggruppate nello studio curato dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po  (AdBPo) “La risorsa idrica in Val d’Enza”; in particolare, relativamente alle “azioni di risparmio e razionalizzazione degli usi della risorsa” e alle “azioni di riequilibrio della disponibilità idrica a scala locale”, a che punto sia la loro realizzazione e in quale modo la Regione si sia fatta/si farà parte attiva a favore della implementazione dei primi tre scenari contenuti nello studio;

        se tra le ipotesi progettuali sia stato preso in considerazione il progetto di utilizzo, anche ai fini irrigui, della cassa di espansione di Montecchio Emilia (ipotesi contenuta nel documento “Tavolo tecnico Enza” del giugno 2018) e, in caso affermativo, a che punto sia la realizzazione di tale progetto;

        se intenda integrare, nel processo di definizione del “Contratto di Fiume del torrente Enza”, le decisioni relative all’implementazione dei tre gruppi di azioni descritti nello Studio sulla risorsa idrica in Val d’Enza curato dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po (AdBPo), in quale fase di attuazione si trovi il Contratto di Fiume avviato a gennaio 2021, e se sia previsto il coinvolgimento dei soggetti privati interessati, tra cui figurano le associazioni ambientaliste;

        se non ritenga opportuno affiancare al lavoro  di progettazione  e  di realizzazione di tutti gli interventi previsti dalle varie fasi dello studio di AdBPO - in particolare quelli riguardanti le opere infrastrutturali - un comitato scientifico in grado di supportare il lavoro istituzionale e di monitorare, in un’ottica d’insieme unitaria, la situazione della Val d’Enza sia in rapporto alla vulnerabilità del territorio e alla complessità dei progetti che vi si intende realizzare, sia tenendo conto del complessivo sistema idrografico del bacino del Po e delle ripercussioni a carico del delta e della costa adriatica.

 

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