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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 7056

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Oggetto:
Testo presentato:
7056 - Interrogazione a risposta orale in commissione per conoscere l'esatta situazione del Pronto Soccorso di Vergato, anche a seguito delle recenti dichiarazioni del Sindacato dei Medici SNAMI di Bologna. A firma dei Consiglieri: Facci, Marchetti Daniele

Testo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

 

I sottoscritti Consiglieri

 

Premesso che

        negli ultimi mesi, la Regione Emilia-Romagna ha avviato un percorso di riorganizzazione dell’emergenza-urgenza “per garantire al cittadino una presa in carico nelle situazioni di emergenza e urgenza che sia improntata al rafforzamento della rete di prossimità per le prestazioni di bassa criticità e della rete di emergenza per gli interventi ad alta complessità e tempo dipendenti, di cui le OO.SS. della medicina generale verranno opportunamente informate”[1].

        la progettazione in corso prevederebbe l’individuazione di due canali distinti per: l’urgenza a bassa complessità (in capo all’assistenza territoriale) e l’emergenza (assistenza ospedaliera/118). In particolare, prevede la progressiva attivazione, su tutto il territorio regionale, di strutture territoriali per urgenze a bassa complessità, afferenti organizzativamente all’assistenza primaria, collocate all’interno di Case della Comunità, presso alcune sedi di PPI, presso alcuni Ospedali territoriali di prossimità sprovvisti di DEA di I e II livello. Le predette strutture dovrebbero garantire, oltre alle prestazioni erogate dalla Continuità Assistenziale, prestazioni non complesse attualmente erogate nei Pronto Soccorso/DEA.

        secondo la Regione, “per raggiungere il risultato assistenziale specificato in premessa, dovrebbero essere costituite, a livello territoriale, strutture diffuse per la gestione delle urgenze a bassa complessità (CAU) …tali strutture a gestione cure primarie dovranno essere realizzate con particolare attenzione alle zone non urbane o comunque a basso rapporto residenti/kmq e ne dovranno essere attivate almeno una per Distretto.

La localizzazione deve essere stabile, ben identificabile dalla popolazione assistita, privilegiando il criterio di prossimità. Dovrebbero essere preferiti locali idonei messi a disposizione dalle AASSLL o dai Comuni o Consorzi di Comuni e le sedi di Casa della Salute/Comunità. Anche una forma aggregativa strutturata di medicina generale, organizzata ed idonea, potrà essere sede di tali setting assistenziali.

L’attivazione delle strutture territoriali per urgenze a bassa complessità a gestione cure primarie avverrà, nel rispetto del D.M. n. 77/2022 e della programmazione delle CTSS di riferimento, garantendo un percorso di implementazione che veda la realizzazione contestuale sia di strutture realizzate nell’ambito territoriale, sia di quelle derivanti dalla riconversione dei PS e dei PPI, in un rapporto che dovrà essere, di norma, non superiore a uno a quattro fra strutture ex PS e strutture territoriali”.

 

Considerato che

        contestualmente, con la delibera n°647 del 26/04/2023[2], la Regione ha dato attuazione all’art. 20 della legge regionale 27 dicembre 2022, n. 23 che dispone: “Le aziende ed enti del Servizio sanitario regionale, per affrontare la grave carenza di personale medico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario regionale e al fine di ridurre l’utilizzo delle esternalizzazioni, possono ricorrere, in via eccezionale e per il tempo strettamente necessario, alle prestazioni aggiuntive di cui all’articolo 115, comma 2, del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) dell’Area della sanità relativo al triennio 2016- 2018 dei dirigenti medici, sanitari, veterinari e delle professioni sanitarie dipendenti del Servizio sanitario nazionale…”

        il presupposto della riorganizzazione dell’area dell’emergenza-urgenza in Emilia-Romagna, secondo la Regione, sarebbe quindi sostanzialmente la carenza di personale medico, oltre al numero elevato di accessi considerati “impropri”.

 

Rilevato che

        contrariamente alla narrazione ed alle motivazioni rappresentate dalla Sanità regionale, il Sindacato dei medici SNAMI, nelle ultime ore[3], ha contestato apertamente la scelta della Ausl di non coinvolgere il personale medico nella gestione dei P.S. (come quello di Vergato, nel bolognese), personale che sarebbe invece assolutamente disponibile a garantire l’attività, e che non verrebbe coinvolto per motivazioni allo stato ignote.

 

Tutto ciò premesso e considerato,

 

i sottoscritti consiglieri

 

INTERROGANO

 

La Giunta per conoscere

 

        se quanto denunciato pubblicamente dal Sindacato SNAMI corrisponda a verità, e, nello specifico, se vi sia effettivamente stata la disponibilità di personale medico per l’attività del Pronto soccorso di Vergato, tuttora penalizzata dall’avvenuta riduzione del servizio a 12 ore, rispetto alle 24 originarie;

        quali siano gli intendimenti della Giunta regionale in ordine all’attività futura del Pronto soccorso di Vergato, anche alla luce della recentissima attività di ristrutturazione ivi svolta e delle risorse economiche impiegate;

        come pensa di potere delegare l’attività di emergenza/urgenza ai MMG, in luogo degli attuali Pronto Soccorso, in un territorio, quale quello montano, in cui la carenza degli stessi MMG sta diventando cronica e preoccupante.

 


[1]https://salute.regione.emilia-romagna.it/notizie/regione/2023/giugno/accordo-tra-regione-e-sindacati-dei-medici-di-medicina-generale-centri-di-assistenza-e-urgenza

[2]https://servizissiir.regione.emilia-romagna.it/deliberegiunta/servlet/AdapterHTTP?action_name=ACTIONRICERCADELIBERE&operation=leggi&cod_protocollo=GPG/2023/642&ENTE=1

[3] https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/i-medici-ci-sono-ma-lausl-non-li-vuole-6de7e9d1

 

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