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Legislatura XI - Atto ispettivo ogg. n. 2793

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Oggetto:
Testo presentato:
2793 - Interpellanza per sapere se si sia dato seguito alle raccomandazioni contenute nella relazione, conclusiva della Commissione speciale d'inchiesta sul sistema di tutela dei minori, presentata nella passata Legislatura il 19 e 20 novembre 2019. A firma dei Consiglieri: Facci, Delmonte, Pelloni, Stragliati, Montevecchi, Rainieri, Catellani

Testo:

INTERPELLANZA

 

I sottoscritti consiglieri

 

Premesso che

̶            Nell’anno 2018, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia avviava una complessa ed articolata indagine giudiziaria (denominata “Angeli e demoni[1]), con il coinvolgimento di dirigenti e personale dei servizi socio-sanitari, unitamente ad alcuni pubblici amministratori, a seguito di un anomalo aumento esponenziale di segnalazioni di abusi provenienti dal Servizio sociale dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, che determinava l’emanazione di provvedimenti di allontanamento ex art. 403 c.c.

̶            In particolare, la Magistratura accertava il ripetersi di un copione quasi sempre uguale. A seguito di una segnalazione – che presentava elementi indicativi anche labili che il minore avesse subito abusi sessuali – si susseguivano: provvedimenti di allontanamento in via di urgenza da parte dei servizi sociali ex art. 403 c.p.; segnalazioni e relazioni all’Autorità giudiziaria; una serie di relazioni caratterizzate da tendenziose rappresentazione dei fatti, e, a volte, false rappresentazioni della realtà o omissive di circostanze rilevanti, tese in ogni caso a dipingere il nucleo familiare originario come connivente con il presunto adulto abusante, e a supportare in modo subdolo o artificioso indizi, o aggravare quelli esistenti. A ciò faceva seguito l’invio dei minori presso una struttura pubblica denominata “La Cura”, gestita dalla Onlus “La Casina dei bimbi”, ove venivano sottoposti a terapia psicologica da parte di professionisti privati collegati all’associazione “Hansel e Gretel”.

̶            In tale contesto, è stato accertato che l’attività degli psicologi era caratterizzata da significative induzioni, suggestioni, contaminazioni e in alcuni casi una vera e propria attività preparatoria in vista di audizioni in sede giudiziaria, con evidente interferenza con le esigenze della Giustizia.

̶            La maggior parte dei reati contestati dalla Autorità giudiziaria sono riconducibili ai reati di falso ideologico in atto pubblico, frode processuale, depistaggio, oltre a quelli di violenza privata, abuso di ufficio, maltrattamenti, truffa aggravata.

̶            Sono state inoltre evidenziate irregolarità nell’assegnazione degli incarichi agli psicologi che seguivano i minori presso il centro La Cura di Bibbiano, a discapito del servizio pubblico offerto dalla Asl di competenza. Anche per questo, è stata ipotizzata la sussistenza di un importante danno erariale nei confronti del Servizio sanitario regionale.

̶            Sono inoltre emersi collegamenti stretti tra le affidatarie e operatrici e dirigenti del Servizio sociale, così come la sussistenza di una metodica di incentivi all’affidamento di bambini a coppie omosex nell’ambito del movimento LGBT.

̶            Al netto della presunzione di innocenza che deve assistere ogni persona sottoposta a procedimento penale[2], il quadro indiziario ha portato alla luce una gestione dei servizi sociali in ambito minorile meritevole di approfondimento in sede politica: il fatto che numerose procedure amministrative venissero disattese, che si facesse ricorso a consulenze private anziché a quelle pubbliche disponibili presso la Asl, che il Servizio sanitario regionale abbia dovuto fare fronte – seppur indirettamente – a costi e spese non dovuti o comunque evitabili, che il reato contestato maggiormente agli interessati sia quello di falsificazione di atti e documenti, che venisse dato sistematico credito e “lustro” a teorie sociologiche e a metodiche in contrasto con la Carta di Noto, e che pure venissero affidati minori presuntamente abusati, da parte di responsabili del Servizio e contemporaneamente esponenti della comunità LGBT, ad altrettanti esponenti della medesima comunità, tutto ciò evidenzia la necessità di una verifica dell’adeguatezza, della professionalità e della correttezza dell’intero sistema degli affidi su base regionale.

 

Considerato che

̶            -    Con deliberazione  n° 215 / 2019, pubblicata sul BURER n° 258 del 1 agosto 2019[3], l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna istituiva una commissione assembleare speciale d'inchiesta circa il sistema di tutela dei minori nella Regione Emilia- Romagna, con il compito di approfondire il “sistema di tutela dei minori in Regione Emilia-Romagna che dovrà restituire all’Assemblea un quadro puntuale della normativa vigente, dei vulnera riscontrati e delle possibili linee di intervento sia del legislatore regionale che da suggerire al legislatore statale…”.

̶            -      La Commissione, in particolare, avrebbe dovuto verificare in generale tutto il settore della tutela dei minori, in particolare degli affidi in ambito regionale, e nello specifico:

̶            servizi sociali anche appaltati a soggetti esterni, quali ad esempio le procedure di affidamento dei servizi;

̶            la trasparenza e pubblicità delle procedure di affidamento;

̶            gli standard qualitativi;

̶            i servizi pubblici connessi agli affidi e i privati con cui interagiscono;

̶            l’esternalizzazione dei servizi;

̶            i fondi regionali interessati, la loro ripartizione, assegnazione ai servizi territoriali e le modalità di spesa locale;

̶            metodi seguiti negli affidi di minori e nella presa in carico delle famiglie, quali ad esempio il sistema dei controlli sulle consulenze tecniche d’ufficio affidate a psicologi e pedagogisti, sull’operatività degli assistenti sociali, la delega a terzi dei servizi;

̶            la competenza degli operatori sociali;

̶            il rapporto tra servizi sociali e servizi dell’amministrazione della Giustizia minorile (protocolli da seguire nel rapporto con i minori; la valutazione dei servizi sociali negli affidi);

̶            il ruolo del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza ed i suoi rapporti con i servizi sociali territoriali, con gli organi della Giustizia minorile e con le forze dell’ordine dedite alle indagini.

Il tutto, come recita esattamente la delibera istitutiva, “al fine di conoscere genesi, diffusione ed articolazione delle criticità in essere nel sistema regionale e di avere indicazioni rispetto agli strumenti da utilizzare, per porre rimedio con la definizione di un regolamento regionale che contenga precise indicazioni in merito alle attività dei servizi, per correggere le distorsioni in essere e per restituire all’Assemblea una relazione puntuale su tali criticità”.

̶            -   La Commissione concludeva i propri lavori con una relazione presentata all’Assemblea legislativa in data 19-20 novembre 2019[4], che prevedeva anche una lunga serie di indicazioni e proposte, tra le quali le seguenti:

̶            Si propone alla Assemblea legislativa e alla Giunta regionale di farsi parti attive e partecipi, a partire dalla fase di audizioni alle Camere, lungo tutto l’iter della proposta di legge ordinaria - attualmente all’esame in commissione parlamentare- rivolta alla modifica al codice civile e alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di affidamento dei minori, e di accompagnarne evoluzione ed eventuale futura attuazione.

̶            Si raccomanda che la Giunta regionale confermi e migliori le linee di indirizzo già emesse in merito alle modalità di segnalazione all’autorità giudiziaria da parte dei servizi territoriali (in particolare nei casi di abuso e maltrattamento, come da Delibera di Giunta Regionale 1677/2013), e che la stessa si faccia parte attiva per sostenere ogni iniziativa legislativa o regolamentare atta ad una più chiara definizione della progettualità e delle responsabilità in esito ai provvedimenti del Tribunale per i minorenni, nella logica di una organica presa in carico educativa e sociale del minore e del nucleo familiare.

̶            Si raccomanda pertanto alla Giunta e alla Assemblea Legislativa di voler valutare l’opportunità di una iniziativa istituzionale verso il Ministero competente, perché a sua volta voglia valutare l’opportunità di adeguamenti di organici e risorse, e promuova se possibile nuovi accordi con gli enti locali competenti per un miglioramento delle strutture fisiche della sede di Bologna.

̶            Si rileva pertanto la condivisa necessità di un sistema informativo nazionale unitario e cogente di rilevazione dei dati relativi ai minori fuori famiglia, alle famiglie affidatarie, alle strutture di accoglienza, con particolare attenzione alla conoscibilità dei principali percorsi di sostegno al minore e alla famiglia, e delle loro durate ed esiti.

̶            Si rileva altresì la necessità di maggiore uniformità nazionale delle prestazioni e delle procedure, nel rispetto delle autonomie costituzionali dei diversi soggetti e previste dalle leggi, con particolare riferimento alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (art.117 Costituzione) degli interventi relativi ai minori, e alla possibilità, condivisa da vari soggetti, che siano emesse chiare linee guida nazionali, soprattutto per le procedure sanitarie ai sensi della Legge 24/2017, anche in riferimento alla interazione tra queste e le procedure giudiziarie e al necessario ascolto dei minori secondo modalità di piena tutela e presa in carico, attraverso una definizione operativa che tenga conto dei principali standard scientifici internazionali e nazionali oggi presenti. A questo proposito si è riscontrato che occorre favorire in linea di principio la cristallizzazione precoce delle testimonianze dei minori nei percorsi giudiziari, ad esempio attraverso l’incidente probatorio, in modo da evitare reiterazioni e consentire senza difficoltà la presa in carico terapeutica del minore.

̶            Si propone alla Giunta Regionale di farsi parte attiva presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, per i temi suddetti, per quanto di competenza, e più in generale di farsene parte attiva e partecipe nelle sedi istituzionali opportune.

̶            Si propone alla Assemblea Legislativa con gli eventuali adeguamenti normativi di voler valutare l’opportunità di riesaminare le prerogative del Garante della Regione Emilia-Romagna, in particolare rendendo più chiaro e cogente il significato delle raccomandazioni inerenti i singoli casi, e rafforzandone il coinvolgimento nei casi critici segnalati all’interno del sistema sociosanitario e giudiziario del territorio emiliano-romagnolo. Analoga raccomandazione si indirizza alla Giunta e alla Assemblea perché si facciano promotrici di iniziative, nell’ambito delle proprie rispettive competenze, a livello nazionale.

̶            Si auspica che la Giunta, attraverso revisione o integrazione delle proprie linee di indirizzo, e l’Assemblea legislativa, in caso di necessari interventi normativi o di indirizzo, sviluppi ulteriormente per tutte le principali tipologie di servizi per i minori, pubbliche e private, riferimenti specifici per l’autorizzazione di attività sperimentali, allo scopo di evitare che sperimentazioni organizzative o operative vengano attivate o presentate come tali senza un adeguato controllo di tipo amministrativo.

̶            Si invita pertanto la Giunta a disporre, anche in collaborazione con la competente commissione assembleare, i percorsi, gli atti e gli strumenti necessari a definire un organico “Percorso di qualità regionale della tutela dei minorenni”.

A questo scopo si propone alla Assemblea legislativa regionale di voler valutare in futuro la possibilità di una revisione della L.R. 14/2008, con particolare riferimento all’art.18 e in specifico soprattutto ai commi 1 e 4 con riferimento a ambito territoriale, responsabilità di promozione e funzioni di tali équipes di “secondo livello”, valorizzandone soprattutto la funzione di supervisione e sostegno agli operatori di base e di seconda istanza sui casi complessi (definendo gli stessi nel modo ritenuto più utile, anche in via amministrativa).

Si invita inoltre l’Assemblea legislativa a voler valutare e riconsiderare in prospettiva, nella stessa norma, i termini di avvenuta abrogazione e modifica degli originali artt. 20 e 21 in materia di programmazione e coordinamento a livello provinciale.

In particolare si invita a valutare l’opportunità -indicata anche dalla Commissione Tecnica DGR 1153/2019- di istituire un “luogo di coordinamento regionale” delle équipes specialistiche, per garantire una visione comune e organizzare l’offerta formativa.

Si raccomanda alla Giunta regionale, anche per il futuro, di voler assicurare la previsione di adeguate soluzioni organizzative e di personale in ordine agli interventi suddetti, soluzioni che naturalmente dovrebbero essere in futuro sostenute da commisurati maggiori stanziamenti nei bilanci comunali e regionali.

̶            Si invitano pertanto la Giunta e l’Assemblea legislativa a voler considerare un potenziamento o una redistribuzione nella programmazione delle risorse, tra quelle investite per i servizi dell’accoglienza e della cura all’interno di comunità, e quelle utilizzabili per i servizi di tipo educativo familiare/territoriale, allo scopo di favorire l’ulteriore sviluppo di questi ultimi, nella logica della prevenzione.

̶            Si invita pertanto la Giunta a volere considerare una programmazione e l’allocazione di adeguate risorse per lo sviluppo delle politiche di prevenzione, informazione sulla tutela dei minori e sostegno diffuso alla genitorialità e allo sviluppo delle competenze educative.

 

Considerato infine che

̶            -        tutti i casi segnalati dai Servizi sociali della Val d’Enza al Tribunale dei Minori regionale, e oggetto del procedimento penale avanti il Tribunale di Reggio Emilia nel processo “Angeli e Demoni”, si sono conclusi con il rientro dei minori presso le proprie famiglie originarie.

 

Tutto ciò premesso e considerato,

 

i sottoscritti Consiglieri

 

interrogano

 

La Giunta per conoscere

 

̶            se quanto riportato nella relazione conclusiva della Commissione regionale d’inchiesta, sotto forma di indicazioni, raccomandazioni ed inviti, finalizzati a migliorare tutto il sistema degli affidi ed in genere dell’allontanamento dei minori dalle proprie famiglie sia stato o meno recepito e, nel caso positivo, quali siano stati i provvedimenti e le iniziative assunti alla data attuale;

̶            se non ritenga, anche alla luce del rientro presso le famiglie originarie di tutti i minori allontanati nei casi oggetto dell’inchiesta giudiziaria “Angeli e Demoni”, che i principi legislativi di cui alla Legge 4.5.1983 n° 184  “Diritto del minore ad una famiglia” debbano ricevere piena attuazione, con particolare riferimento agli artt. 1 e 2, secondo i quali il minore ha diritto di crescere ed essere educato nel proprio nucleo familiare, ed a tal fine lo Stato, la Regione e gli Enti locali hanno il dovere, nei limiti delle proprie risorse, di svolgere attività di prevenzione e di idoneo sostegno per le famiglie a rischio.


[1] 

[2] 

[3] 

[4] 

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